“Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e sotto il calore della giustizia” diceva Montesquieu.
Uno ‘Stato di Diritto’ misura la sua civiltà dalla capacità che ha di separare la legge, e la sua applicazione, dai giudizi personali, dall’onda emotiva.
Il Paese discute, senza dividersi ed a senso unico, sulla scarcerazione di Giovanni Brusca. A 64 anni è, con tutti gli accorgimenti previsti dal caso, un uomo libero.
Ha scontato la pena e l’impianto normativo previsto per i pentiti gli consente di finire la detenzione domiciliare.
E’la stessa legge che, nella impostazione iniziale, volle Giovanni Falcone. Il magistrato ci lavorò con Giulio Andreotti ed in particolare con Claudio Martelli, allora Guardasigilli.
Il Signor Giovanni Brusca ha scontato la sua pena ed una legge dello Stato gli consente di essere libero. Non c’è scandalo.
Può vivere, poi, il dibattito sulla opportunità, sul senso di giustizia ma nessuno può gridare al complotto, alla resa dello Stato, o peggio ad un atto contro la legge.
Gli ‘indignati di oggi’ mai hanno pensato, e bene hanno fatto, a modificare la normativa, mai sono intervenuti anche in anni recenti. La legislazione sui pentiti fu oggetto, nel 2001, di una sostanziale messa a punto e nessuno immaginò di intervenire sui termini di custodia e sulla durata delle pene.
Non ha senso, dunque, questo dibattito emotivo che ha il solo obiettivo di alimentare il furore demagogico dei moralisti di professione.
La lotta alla criminalità passa dal pilastro, insostituibile, della certezza del diritto.