Carmelo Conte*
Il M5S è stato e resta un fenomeno irripetibile, un moto popolare – absit iniuria verbis – della “ragion pura” della rabbia contro il sistema, che, alla prova della “ragion pratica” del Governo ha rivelato tutti i suoi limiti, fatta eccezione soprattutto per l’avvento imprevisto, contraddizione delle contraddizione, di un “non eletto del popolo” dei 5 stelle: Giuseppe Conte.
Il primo ad accorgersene che Conte stava diventando il vero leader dei 5 stelle, è stato Salvini, e mise in crisi il suo primo Governo, ma non ha tratto beneficio, anzi e ha segnato l’inizio della sua fine: è stata la prima stella a cadere per mano di Conte. Poi ci ha provato Renzi ed è ha segnato il suo tramonto anticipato, ora si avvia a cadere la terza stella, quella di Grillo.
A ben vedere, Giuseppe Conte è diventato un leader istituzionale e popolare, non solo per buon governo (il secondo) ma anche per lo stile e le motivazioni politiche, a volte vigorose e dure, con le quali ha saputo contrastato i suoi tre avversari.
Non sono calate, però, del tutto le ragioni delle 5 stelle; e Conte potrebbe farle risplendere, con o senza un nuovo partito, nel segno di una mutazione di fondo che la sinistra non deve sottovalutare.
Non è un caso che nello scontro con Grillo a fare le pulci a Conte sia soprattutto la destra.
*gia parlamentare del Psi e Ministro delle Aree Urbane