“Nel vostro futuro ci sono cose meravigliose”: è con queste parole che si chiude l’incontro inaugurale della IMPACT!. Dopo la proiezione di This is Giffoni, introdotta dal direttore Claudio Gubitosi, i professori Domenico De Masi e Pierluigi Mingarelli danno vita, nella Sala Blu, ad un dialogo avvincente con i giffoner. Filosofia, matematica, storia: un viaggio tra passato e presente con lo sguardo rivolto al futuro.
“Il mondo della filosofia e della scienza? Credo – spiega Mingarelli, direttore del Laboratorio di Scienze sperimentali di Foligno e ideatore della Festa di Scienze e Filosofia di Foligno – che dobbiamo abituarci a pensare che siano due aspetti di un medesimo problema, cioè capire il mondo, interpretarlo, costruire strumenti per cambiarlo e conoscerne, attraverso la filosofia, i rischi e il futuro. Credo siano mondi da considerare uniti”. E, stimolato dai ragazzi, aggiunge: “La matematica è un linguaggio, un modo razionale di interpretare il mondo. Nella matematica ci sono gli aspetti di comunicazione più diretta che sono universali”.
È un discorso, quello sulla matematica, che porta il sociologo De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università La Sapienza di Roma, a parlare del mondo greco, laddove la precisione era una prerogativa degli dei, mentre “gli esseri umani erano per loro natura imprecisi. Anzi – dice – se l’essere umano osava essere preciso, veniva punito. La precisione era una bestemmia verso gli dei”. Tutto, però, cambia nel ‘600, “quando fanno irruzione Galileo, Cartesio e Bacone, i quali dicono che la stessa precisione che c’è in cielo ci deve essere anche sulla Terra. Nasce così la scienza moderna. Un secolo dopo gli illuministi, una trentina di giovani, cambiano il mondo”.
Il discorso approda al presente. “Molti aspetti dell’oggi, una società liquida, un individualismo che diventa egoismo esasperato, lasciano indietro molti. La modernità dell’oggi non funziona come ascensore sociale”, spiega Mengarelli. Che aggiunge: “Credo che bisognerà chiedersi se il tipo di sviluppo avviato in questi decenni sia utile vedendo le condizioni oggettive del nostro pianeta”, sia per aspetti di tipo ambientale che per “una esigenza di maggiore uguaglianza di possibilità”. Eppure, De Masi rilancia: “Il mondo attuale è il migliore dei mondi esistiti fino a oggi. Non c’è nessuna epoca storica che offre le possibilità che offre questo mondo. Ma non è il migliore dei mondi possibili, dobbiamo immaginarne uno migliore”. Ripercorrendo le fasi storiche con al centro l’agricoltura prima, la produzione industriale poi e infine la produzione di beni immateriali, il sociologo parla della società attuale come di una “sintesi” tra le due precedenti. Il discorso arriva inevitabilmente allo smart working. “Prima della pandemia solo il 4% in Italia faceva smart working. Il 10 marzo 2020 8 milioni di lavoratori hanno iniziato a farlo. Si è fatto in una settimana quello che non si è fatto in dieci anni. Adesso ci sono almeno 4 o 5 milioni di lavoratori che non torneranno in ufficio perché le aziende hanno capito che è una idiozia”, afferma De Masi. Che si dice estremamente favorevole a questo tipo di lavoro: “Credo sia una possibilità enorme per liberare tempo. I vantaggi sono enormemente maggiori degli svantaggi”. Il sociologo si dice ottimista anche sulla Dad del futuro: “Mentre voi giovani siete digitali, i vostri prof erano analogici. Non valutate la Dad sulla base di questa esperienza, che è stata obbligata. Quando sarete voi insegnanti e i vostri allievi saranno anche loro digitali sarà diverso. Nel vostro futuro – conclude – ci sono cose meravigliose”.
È arrivata a Giffoni anche Greta Esposito, accompagnata dalla mamma, per riabbracciare le amiche e gli amici che per dodici anni sono stati la sua famiglia. Classe 2001, sneaker colorate e tailleur di cotone color crema. Gli occhi color del mare e un sorriso radioso. Juror dall’età di sei anni, è oggi una promessa del cinema italiano e a soli vent’anni vanta un curriculum più che brillante. “Sono emozionatissima: è così strano vivere il Festival da protagonista e non da giurata. Però è anche molto divertente, in fondo qui sono a casa”.
Da poco ha abbandonato il set di Delta, il film di Michele Vannucci con Luigi Lo Cascio e Alessandro Borghi. E a breve sarà sul grande schermo, nel ruolo di Maria Scarpetta, in Qui rido io di Mario Martone, al fianco di Toni Servillo. “L’attore è il curioso per eccellenza. E l’esperienza a Giffoni, con tutti gli occhi visti e le parole ascoltate, ha incrementato questa mia propensione a scoprire gli altri. Più volte mi sono chiesta cosa sarebbe successo se non avessi fatto questa esperienza straordinaria – ha raccontato ai giffoner di IMPACT! – e sono certa che qualcosa sarebbe andata diversamente, perché in queste sale si impara lo scambio, la condivisione e così si cresce e si cementa il proprio senso critico. Dicono che la regola numero uno nel mio mestiere sia quella di ascoltare l’altro: non c’è posto migliore di Giffoni per imparare a farlo”. Tantissime le domande che le hanno rivolto i suoi coetanei: “Ho deciso di continuare a studiare, perché la storia collettiva è fatta di storie individuali e di sensibilità – ha detto Greta – Non credo che ci si possa improvvisare. La mia professione è nata nell’antica Grecia per curare le persone. E non puoi prenderti cura di qualcuno senza studiare”.
Cura è un concetto sul quale la giovane attrice napoletana si è concentrata molto. In particolare rispondendo alle curiosità dei giffoner sulla serie Mental: “Non è la storia di quattro ragazzi in una clinica psichiatrica, ma quella di quattro ragazzi che decidono di salvarsi insieme. Il medicinale non è il farmaco, ma la relazione con l’altro, una cosa della quale sono fermamente convinta. Non a caso è uno dei progetti a cui sono più legata”. Da schizofrenica a tetraplegica, da ragazza madre a letterata dell’Ottocento, Greta non ha mai interpretato ruoli scontati, è questo è forse uno dei suoi punti di forza. “Ho imparato sulla mia pelle che ognuno di noi è diverso dall’altro e che la diversità fa crescere e ci rende emotivamente più ricchi. Ai giffoner dico: qui trovate l’evoluzione, mi auguro che possiate riscoprire dentro di voi la forza per una ri-evoluzione che vi porti a raggiungere tutti i vostri obiettivi e a rendere concreti i vostri sogni”. Di sogni lei nei ha coronati già diversi. “Quando mi hanno proposto di lavorare con Mario Martone ero sinceramente spaventata, perché lui è un mostro sacro. Poi ho scoperto una persona lungimirante, che ti accoglie e ti guida. Lo stesso vale per un mito come Toni Servillo, è un professionista che non ti fa pesare mai il suo successo e ti aiuta a costruire la scena”. Di Luigi Lo Cascio, conosciuto sul set di Delta, insieme ad Alessandro Borghi, dice: “È come un fratello maggiore”.
L’ultima esperienza le è rimasta decisamente nel cuore: “Non ero mai stata sul Delta del Po: il film è ispirato a una storia vera e prima di girare ho impiegato un mese per prepararmi a questo ruolo. Ho conosciuto persone che hanno una cultura diversa dalla mia, sono entrata nelle loro case, ho mangiato e pescato con loro per sentire il dolore. E pur essendo partita da un contesto che non era il mio, mi sono sentita compresa, perché ho immediatamente capito che quella gente aveva la necessità di raccontarsi ed io di ascoltarla. Ecco, credo che non ci sia uno scambio più bello di questo”. La sua musa è Frances McDormand, con le emozioni ha imparato a convivere e a farci i conti, piegandole all’occorrenza per incanalarle nel ruolo da interpretare. E finora, ha ribadito alla platea di giovani che l’ha applaudita, ha capito una cosa fondamentale: “Inutile guardarsi in cagnesco ai provini o provare a farsi le scarpe. Se ti muovi da solo puoi anche correre veloce, ma difficilmente arrivi lontano. Insieme, invece, si va sempre da qualche parte”.