Il Cinque Stelle è ormai diventato il partito dei due forni.
E se l’espressione, nata da Andreotti, contemplava un minimo di dignità politica con i grillini si è persa.
Il divo Giulio, quando sintetizzò alcune scelte degli anni di governo, disse che egli fu artefice dell’idea che il suo partito, per acquistare il pane (cioè fare la politica più congeniale ai propri interessi alleandosi con altre forze), dovesse servirsi di uno dei due forni che aveva a disposizione, a seconda delle opportunità: il forno di sinistra (socialisti), il forno di destra (liberali, eventualmente anche i missini).
I grillini, per rimanere sul tema, pur di mangiare sono, oggi, pronti ad ogni accordo.
Ormai lontana la stagione del ‘no alle alleanze’, i pentastellati hanno dimostrato che sono disponibili ad intese con chiunque pur di governare. Erano quelli del ‘mai con la Lega’, del ‘mai con il Pd’, del ‘mai con Renzi’ ed ancora ‘mai con Berlusconi’. Hanno governato con tutti.
Lo hanno fatto a Roma e peggio fanno alle amministrative.
In visita a Salerno, Luigi di Maio ha messo in campo tutte le contraddizioni del Cinque Stelle, le ha consacrate e ‘benedette’.
Nella provincia di De Luca, che esce vincitore dalle contraddizioni grilline, il Ministro degli Esteri ha dato il via libera alla alleanza con il Pd ad Eboli.
Nelle stesse ore i suoi uomini rivendicavano l’autonomia dal Governatore alleandosi, nella città capoluogo di Salerno, con i civici ed un pezzo di Leu contro De Luca.
Tutto nella stessa giornata. A distanza di 20 kilometri le Stelle fanno di tutto ed il contrario di tutto.