La Lega, alle elezioni amministrative, rinuncia al simbolo. Capiterà a Napoli, a Salerno ed addirittura a Caserta dove c’e’ il candidato sindaco, Gianpiero Zinzi.
La circostanza spiega perché il Carroccio punterà, nei prossimi mesi, al percorso unitario del centrodestra: serve una nuova narrazione capace di assicurare maggiore credibilità.
L’opzione campana (fra l’altro comune a molte realtà del Sud) e’, poi, la presa d’atto di un fatto: al netto degli sforzi di Salvini la dimensione ‘nazionale’ non è percepita. Il simbolo non è un valore aggiunto ed allora meglio rinunciare.
I dirigenti salernitani, in questo contesto, sono stati i più fantasiosi nella spiegazione ed hanno sottolineato ‘presenteremo liste civiche di partito’.
Una bestialità senza significato. Le liste civiche di partito non esistono e sono la resa alla vulgata più triste di questi anni. Cosa sono i partiti se non hanno dentro i giovani e le imprese, i professionisti ed i rappresentanti della cultura?
In partiti che funzionano dovrebbero già essere ampiamente ‘rappresentati’ i settori della società civile. Partorite ‘liste civiche di partito’ e’ confermare,,ammettere, che le comunità politiche si sono trasformate in comitati d’affari, in contenitori di rendite di posizione di ‘senza lavoro’.
La Lega ha perso una occasione per consolidare un processo nuovo e nazionale, per superare antichi pregiudizi e soprattutto ha alimentato, ancora una volta, i peggiori appetiti dei demagoghi. E’ mancato coraggio.