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23 Dicembre 2024

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Diamo alle paralimpiadi l’importanza che meritano

Di Anna Adamo

Non è facile parlare di paralimpiadi. 

Davanti all’ impegno, al sacrificio e alla passione messa in campo dagli atleti che fino al 5 settembre renderanno onore alla nostra amata Italia, ogni parola diventa di troppo.

La loro è una passione che oltrepassa ogni limite. Eppure, non tutti sono capaci di rendersene conto. 

La maggior parte delle persone preferisce percorrere la strada più semplice e fermarsi al limite, invece di vedere quello che c’è oltre quest’ultimo. Seppur con molta fatica, li si comprende, del resto, chi non percorrerebbe la strada più semplice se ne avesse la possibilità? 

Peccato che la parte più bella delle cose, spesso, si nasconda proprio in quegli aspetti che si fa fatica a prendere in considerazione.

Però, si sa, la diversità fa sempre paura, ed è meglio non spingersi oltre. 

La consapevolezza del fatto che in campo non ci siano persone disabili, ma semplicemente persone capaci di fare con diverse abilità qualcosa di straordinario, ha un forte impatto su chi vede ancora oggi la disabilità come l’ essere impossibilitati nel fare qualcosa. Un impatto che li lascia quasi senza parole.

E lo si evince dal modo in cui se ne parla. O meglio, dal fatto che se ne parli poco o nulla.

Persone forti, coraggiose, speciali. Neanche uno che definisse quegli atleti bravi e ne riconoscesse il talento.

Lo conferma anche la scarsa attenzione che viene loro rivolta. 

Lo stretto necessario, il solito contentino che si conferisce ai disabili in ogni contesto. Così, giusto per dire loro “ esistete e lo abbiamo detto. Ora mettetevi in un angolo, è lì il vostro posto”. La scena ai normodotati non si ruba mai. O meglio, si permette ai disabili di rubarla solo quando i normodotati necessitano di qualche minuto di gloria. In quel caso non esiste idea migliore di quella di conferire spazio ad una persona disabile con l’ intento di farsi successivamente dire quanto bravi siano stati per fatto sentire “importante” una persona “speciale” e in questo modo raccogliere il tanto desiderato consenso.

Sarebbe bello se qualcuno provasse a smentire tutto ciò, dimostrando il contrario, dimostrando di prendere in considerazione quegli atleti per il talento che hanno e non per quello che riescono a fare nonostante la disabilità da cui sono affetti. 

E non si può non pensare alla politica, o meglio, ai politici che a parole si schierano dalla parte dei più deboli. 

La storia è sempre la stessa, predicano stima e attenzione verso chi rende la disabilità un punto di forza, perché hanno imparato corrisponda a ciò che la gente ha bisogno di sentirsi dire. Perché, sanno che così raccolgono consensi. Ma, la realtà è ben diversa. Loro il talento che si cela dietro la disabilità non lo vedono.

Infatti, quando degli atleti paralimpici devono riconoscere talento, bravura e soprattutto devono trasformare in azioni concrete ciò che dicono a voce, sono più assenti che mai .

Dove sono finiti i nostri ministri? 

Se in campo ci fossero state, ad esempio, Federica Pellegrini, Tania Cagnotto, Vanessa Ferrari, o qualsiasi altro atleta normodotato, i loro profili social sarebbero stati pieni di post di in bocca al lupo già da alcuni giorni.

Stesso discorso vale per i media. Invece, c’è il nulla. Perché nulla, purtroppo, è la considerazione che si conferisce allo sport paralimpico. 

Troppo facile, troppo scontato invitarli in Parlamento con la medaglia al collo o scrivere delle loro imprese quando tutto finirà, solo perché è prassi e si deve fare. 

La verità, è un’altra. La verità è che della diversità non importa nulla a nessuno. 

La verità è che si fa fatica a considerare la disabilità parte della normalità. 

Ebbene si, a differenza di ciò che si dice, si è ancora ben lontani dal considerare la disabilità una parte del mondo e non un mondo a parte.

Però, i disabili hanno vinto nonostante tutto.

Hanno vinto, perché sono riusciti a portare il tricolore a Tokyo.

Hanno vinto dimostrando di potercela fare contro l’ indifferenza e i pregiudizi del mondo. 

Hanno vinto, perché dimostrano ogni giorno che la disabilità non risieda nel non poter fare qualcosa, ma nella scarsa abilità di pensiero di chi li tratta con superficialità, non conferendo loro le opportunità e lo spazio che meritano.

Dunque, ben venga la disabilità, ben vengano le paralimpiadi e l’ indifferenza mostrata verso queste ultime, se serve a sottolineare il talento di pochi e lapovertà d’ animo di molti.

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