“La vicenda di Ambrogio Crespi, che unisce temi importanti quali la giustizia, la condizione delle carceri, il cinema come strumento di lotta alla criminalità, la grazia concessa dal presidente della Repubblica, oggi viene raccontata su una testata come ‘Il Fatto quotidiano’, che in tema di giustizia ha una posizione molto netta. Perché, allora, non se ne parla sul servizio pubblico?”. Lo ha scritto su Facebook il deputato di Italia viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi.
“Perché – ha sottolineato- la Rai non fa conoscere ai telespettatori il caso Crespi, in prima linea con i suoi film contro la criminalità organizzata e in difesa dei più deboli, ma nel contempo vittima di una condanna giudiziaria che ha fatto molto discutere? Perché la tv pubblica non si impegna a far riflettere gli italiani su temi così importanti?”. “La Rai non ha mai voluto – ha proseguito Anzaldi – trasmettere ‘Spes contra Spem’, il film di Crespisulle carceri che nella passata legislatura, grazie alla disponibilità della presidente Boldrini a seguito della richiesta avanzata dal Pd di Renzi, è stato trasmesso anche alla Camera e poi è stato fatto conoscere agli italiani grazie ad una tv commerciale come Sky. Il servizio pubblico non ha mai risposto agli appelli pubblici a dare spazio ad all’opera, proiettata anche al Festival del Cinema di Venezia con tanto di partecipazione dell’allora ministro della Giustizia Orlando. Ci sarà finalmente un’inversione di rotta? Questi sono giorni decisivi per la vita di Crespiperché entro il 9 settembre il presidente della Repubblica Mattarella deciderà sulla domanda di grazia, decretando se il regista dovrà tornare in carcere o meno. Sarebbe opportuno che i telespettatori fossero adeguatamente informati per potersi fare un’idea, a maggior ragione visto che la domanda di grazia è stata avanzata da ben nove associazioni che sul tema della criminalità svolgono una funzione esemplare”.