Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha concesso due grazie parziali ad Ambrogio Luca Crespi e a Francesca Picilli. Lo ha reso noto il Quirinale in un comunicato.
Una dichiarazione carica di sostanza, umanità e giustizia, soprattutto per la particolarità del caso Crespi. Per il regista si tratta di un intervento ‘storico’ a pochi mesi dalla pronuncia della Cassazione. Lo dice, di fatto, il Quirinale: Crespi non deve tornare in carcere!
“Il Presidente della Repubblica – ha spiegato il Quirinale – ha firmato, ai sensi di quanto previsto dall’art. 87 comma 11 della Costituzione, due decreti con i quali è stata concessa grazia parziale. Le decisioni tengono conto del parere formulato dalla Ministra della Giustizia a conclusione della prescritta istruttoria”. “In particolare, i condannati nei cui confronti è intervenuta la grazia parziale sono: Ambrogio Luca Crespi, condannato a sei anni di reclusione per il delitto di concorso in associazione di tipo mafioso, per fatti commessi dal 2010 al 2012, per il quale è stata disposta una riduzione della pena di un anno e due mesi; Francesca Picilli, condannata a dieci anni e sei mesi di reclusione per il delitto di omicidio preterintenzionale commesso nel 2012, per la quale è stata disposta una riduzione della pena di quattro anni”. “Per effetto dei provvedimenti del Capo dello Stato agli interessati rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’applicabilità dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 dell’ordinamento penitenziario)”. “Nel valutare le domande di grazia presentate in favore degli interessati, il Presidente della Repubblica – conclude il comunicato – ha tenuto conto del positivo comportamento tenuto dai condannati durante la detenzione e della circostanza che il percorso di rieducazione sino ad ora compiuto dai predetti potrebbe utilmente proseguire – qualora la competente Autorità giudiziaria ne ravvisasse i presupposti – con l’applicazione di misure alternative al carcere”.