di Donato D’Aiuto
Che nel nostro Paese ci sia più un problema riguardo la Magistratura, sia con riferimento ai suoi equilibri interni e sia rispetto ai poteri politici, è una cosa ormai nota da tempo.
L’ultimo intervento di Matteo Renzi in Senato, il 22 settembre, ha riacceso i riflettori su questo annoso problema.
Da un lato, Renzi ha sottolineato “lo strapotere vergognoso delle correnti della magistratura” e ha anche detto che “la correntocrazia dentro la magistratura del 2021 è come la partitocrazia nella politica del 1991”.
Dall’altro, l’ex Presidente del Consiglio ha sottolineato come per troppi anni “fossero i pm a decidere chi potesse fare carriera politica e chi no”.
Ed in effetti per tanto, troppo tempo la magistratura è riuscita ad indirizzare il corso politico del nostro Paese. Certo è che proprio Renzi – prima di farlo cadere, è chiaro – è stato il maggiore artefice del Governo Conte 2, Governo che traeva la sua maggiore linfa vitala da quella forza politica che ha dato un grosso contributo per far sì che agli occhi dell’opinione pubblica un “avviso di garanzia” fosse pari ad una Sentenza di condanna.
È strano, però, che al netto di qualche collega senatore e qualche deputato che hanno riportato sui social la propria ammirazione nei confronti del Leader di Italia Viva, non ci sia stato un polverone sui quotidiani e sui social.
Ed è strano che per un intervento come quello di Matteo Renzi debba volerci coraggio. Guido Crosetto, dirigente di Fratelli d’Italia, ha affidato ad un Tweet una sua riflessione: “l’uso improprio dei poteri affidati a chi dovrebbe custodire la giustizia è una ferita aperta da decenni, che la politica ha paura di affrontare”.
La speranza è che Renzi abbia lanciato soltanto la prima freccia utile a scardinare il muro della paura.
Al di là delle facili equazioni e delle possibili ripercussioni, ci sono dati inconfutabili. Nel triennio 2016-2018, a fronte di mille (1.000) ingiuste detenzioni, sono state avviate soltanto tre (3) azioni disciplinari. In tutto il 2019 nessun fascicolo di azione disciplinare è stato aperto.
C’è qualcosa che non torna.
Ed è arrivato il momento che qualcuno se ne occupi.
Con serietà e rigore.