Di Luigi Crespi
Con la messa in onda dell’Arena di Giletti, spostata al mercoledì, tutto il palinsesto informativo della nuova stagione è in campo.
Lo spostamento del giorno della settimana è stato pensato per migliorare l’audience visto che mercoledì c’è meno affollamento, ma la partenza non è stata delle migliori e non all’altezza degli ascolti di Giletti: il 5,1% di share per 803.000 spettatori non è certo un granché.
Ma cosa è accaduto? Forse la ricerca del “putrido” non piace più? Il cambio nel palinsesto non ha premiato?
Credo che Giletti sia uno dei più abili conduttori televisivi, un archetipo: perfetto dei tempi è capace di creare veri e propri format, se finisci sotto i riflettori della sua trasmissione nulla ti sarà risparmiato, peggio di lui c’è solo Crozza.
Se Giletti è quello di sempre così come la sua trasmissione, perché non fa gli ascolti di sempre?
Per rispondere avremmo bisogno di una grande teoria e non mi richiamo a quella del flop di Freccero ma a quella più raffinata dei Movimenti di Francesco Alberoni.
La TV è parte essenziale della fenomenologia dei Movimenti e diventa di successo quando li comprende e li mette in scena, ma tale teoria parte da un’esigenza d’amore e come nella dinamica di coppia è la peggiore depressione che mette in moto il più grande amore, ma è complicato da spiegare. Possiamo dire che il grande successo di Funari in televisione è stato quello di aver dato voce ad un movimento che intorno a Mani Pulite ha dato corpo ad un disagio sociale mettendo in luce l’inadeguatezza della politica.
Giletti è tra quelli che hanno accompagnato invece il grillismo che ha cercato di organizzare la rabbia e il risentimento facendone uno strumento di legittimazione politica, ma nessuno si rende conto, né nelle segreterie politiche, né tra i presuntosi ciambellani dei palinsesti che il Paese è cambiato.
Giletti è colui che ha trasformato Corona in una vittima della mala-giustizia senza mai occuparsi veramente del dolore e delle tragedie che la cattiva giustizia produce nel Paese.
Giletti ha guidato un branco pronto ad azzannare il mostro di giornata, ma è finita. Il Paese cresce quasi al 7%, si esce da una tragedia epocale che ha portato morte in casa di migliaia di italiani e paura in tutti.
Bisogna prendere atto del ritorno di una voglia di vivere, uscire, respirare, c’è un bisogno di nutrirsi di cose buone, pulite che oggi la televisione italiana non rappresenta neanche con la tv dei ragazzi.
Dopo gli anni del rigore, delle crisi economiche, delle piazze dei vaffa, della Pandemia c’è un legittimo diritto ad aspirare alla gioia.