di Donato D’Aiuto
Capita ad ogni tornata elettorale, ascoltando i leader dei maggiori partiti politici del nostro panorama nazionale, sembra che tutti abbiano vinto e che ognuno punti il macigno della sconfitta sulle spalle di qualcun altro.
Ad esempio, arretra la Lega, con Salvini, che intanto sentenzia “i candidati andavano scelti prima”. Dove fosse lui mentre li si sceglievano resta un mistero.
Ma come non pensare a Di Maio e Fico che festeggiano con Manfredi a Napoli, senza soffermarsi sul fatto che la loro percentuale di voti non è servita ad eleggere il nuovo Sindaco partenopeo e, soprattutto, senza riflettere sul fatto che intanto in tutta Italia perdevano Sindaci e voti. Piazze piene davanti a Giuseppe Conte e urne semivuote, viene da dire.
Chi invece è riuscito a riempire sia una piazza enorme come Piazza del Popolo a Roma e sia le schede elettorali, è stato Carlo Calenda.
Il leader di Azione ha raggiunto da solo, con un’unica lista, il 19,8 % nella Capitale, concludendo la competizione elettorale al primo posto tra le liste più votate.
Quella di Calenda è stata una campagna elettorale fatta di programmi (municipio per municipio), proposte e ascolto dei cittadini. In una parola: politica.
Perché spesso si confondono con la politica gli schiamazzi dei talk show e gli approfondimenti giornalistici su persone indagate e vicine al mondo della politica.
Quello che Carlo Calenda è riuscito a fare è dimostrare che la gente ha voglia di sentirsi rappresentata da chi si occupa di politica con competenza, serietà e coerenza.
Siamo tutti quanti un po’ stanchi della politica urlata di chi pensa soltanto al “sentiment” da cavalcare sui social e agli slogan vuoti ma che generano consensi e aiutano a far crescere i sondaggi.
Un’altra politica c’è.
Ed ha anche già un suo leader. Carlo Calenda oggi ha avuto il grande merito di aver costruito le basi di una costruzione nella quale possono coesistere tutte le forze riformiste e pragmatiche.
Allo stesso tempo, Calenda avrà la grande responsabilità di non disperdere il lavoro fatto fino ad oggi e rilanciare perché i romani hanno perso l’occasione di avere un grande Sindaco, ma gli italiani sono ancora in tempo per avere un ottimo Premier.