Si chiamano Alessia, Carlotta, Vanessa, Audrey, Sharina, Anna, Sofia. Hanno meno di 30 anni, sono tutte italiane, alcune tra loro figlie di immigrati di prima o seconda generazione e hanno aperto un’impresa, tra il 2020 e il 2021, sfidando la pandemia. Ragazze forti e volenterose che hanno trovato e creato il loro primo impiego grazie ai progetti di formazione e avvio di un’attività imprenditoriale Yes i start up, attuato dall’Ente nazionale per il microcredito (Enm) e Selfiemployment, incentivo gestito da Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, con il coordinamento di Anpal, che li cofinanzia grazie alle risorse dei due Programmi operativi di Fondo sociale europeo, Pon Iog e Pon Spao dell’Unione europea. Iniziative rivolte ai giovani Neet (Not in education, employment or training) sotto i 29 anni e dal 2021 anche agli over 30, donne inattive e disoccupati di lunga durata. Attraverso tali progetti di accompagnamento e finanziamento gestiti rispettivamente dall’Ente Nazionale Microcredito e da Invitalia, negli ultimi quattro anni e mezzo sono state formate e avviate al lavoro circa 3000 persone. Si è favorita la nascita di quasi 1500 aziende, di cui circa 400 durante il periodo del Covid (dati calcolati tra il 1° marzo 2020 e il 15 settembre 2021), metà delle quali guidate da donne, per il 74% sotto i trent’anni d’età: gran parte di loro, prima di questa esperienza, erano considerate neet. Secondo l’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, nel 2020 i neet in Italia erano 2,1 milioni, su un aggregato complessivo di 9,8 milioni nei 27 stati membri dell’Ue. Si tratta di oltre il 23% dei giovani tra i 15 e i 29 anni e in Italia, paese con il record continentale per presenza di neet, a segnare una presenza maggiore sono i ragazzi tra i 25 e i 29 anni (sono neet oltre il 30%). Ma a volte mancano le occasioni e le possibilità, non la spinta a crescere e darsi da fare come testimoniano le storie imprenditoriali finanziate dal programma Selfiemployment. Tanto che oltre la metà delle 400 imprese finanziate sono guidate proprio da ragazzi tra i 25 e i 29 anni.
“Mi è sempre piaciuto – racconta Carlotta Cagnin, 23 anni, oggi titolare dello spazio Bioebimbo di Treviso – stare a contatto con i bambini e ho studiato per poter diventare maestra d’asilo. Mi sono accorta però di volere qualcosa di diverso dal solito: un negozio che facesse la differenza, che garantisse, oltre all’altissima qualità dei prodotti, anche un vero supporto alla mamma e al bimbo nei vari stadi della loro vita. I docenti di Yesistartup mi hanno aiutata, passo dopo passo, per trasformare un’idea iniziale, nata un po’ ‘tra le nuvole’, in un piano d’impresa concreto. Il corso è stato fondamentale per capire tutto ciò che andava fatto, dall’apertura della partita iva all’iscrizione alla Camera di commercio”. “Sono originaria del Camerun ed è lì che ho avuto modo di osservare e imparare a confezionare abiti tipici del mio paese con tessuti locali, principalmente il wax (tessuti in cotone colorati prodotti con una tecnica di tintura a riserva a cera, di utilizzo molto comune nell’abbigliamento africano)”, dice Audrey, alla guida della sartoria Petite Couturière di Schio (Vicenza), dove confeziona capi d’abbigliamento su misura ed effettua riparazioni tessili. “Avviare un’attività -fa notare – a ridosso dell’emergenza Covid è stata un bel colpo per me, ma ho superato questo momento difficile e ora mi sto facendo conoscere sempre di più tramite il passaparola e la pubblicità sui social, che è sempre fondamentale”. Anche per Sofia aprire un’attività, a Milano, durante la pandemia non è stato semplice, eppure ce l’ha fatta, grazie al supporto di Yes i start up e Selfiemployement. “E’ stata una sfida: il settore è fermo da un anno. Nonostante questo, il momento di stop è stato fondamentale perché mi ha dato la possibilità di elaborare il progetto nei minimi dettagli e di cogliere l’opportunità di diventare imprenditrice e costruire la mia azienda. My digital travel agency, che è completamente online, è figlia della pandemia, di un mondo che si è digitalizzato ancora di più. Mi piace l’idea che oggi posso essere a Milano, domani in America e dopodomani non lo so: chiudo il mio computer, lo metto nel mio zaino e porto la mia attività ovunque”.