di Donato D’Aiuto
Roberto Gervaso, scrittore e giornalista, ci ha lasciato lo scorso anno e purtroppo non ha potuto aggiornare i suoi aforismi sul vittimismo alla luce delle proteste di questi giorni dei portuali di Trieste.
“Il vittimismo è un modo di sbarcar il lunario col piagnisteo”, perché essere vittima di qualcuno impone ascolto e attenzione e, soprattutto nell’epoca dei social, consegna la vittima alle prime pagine e ai titoloni.
È molto più semplice essere vittima che provare a discutere pacificamente.
“Vogliamo essere liberi di non vaccinarci e di lavorare senza Green Pass”, gridano i portuali mentre, nel frattempo, bloccano il porto e limitano la libertà di chi, invece, vuole continuare a lavorare perché di sua spontanea volontà si è vaccinato. Parole usate a caso.
“Vogliamo i tamponi gratis”, urlano ancora. Gratis poi. Cosa significa gratis non è cosa ben chiara a tutti. Dietro ad ogni cosa “gratis” c’è sempre qualcuno che quella cosa la paga.
Ma soprattutto perché? C’è il vaccino che è gratis. Perché non fare quello?
“Perché no, perché siamo in dittatura sanitaria”.
Loro, una minoranza di lavoratori che decide di bloccare il più importante porto petrolifero del Mediterraneo, parlano di Dittatura. Quale sia la dittatura che avrebbe permesso una cosa simile è poco chiaro e come si faccia a leggere (forse) e non capire l’art. 32 della Costituzione (per intero, ovviamente) è un mistero.
Ma allora viene un dubbio, quella dei portuali di Trieste non sarà una trovata politica che, per cavalcare l’onda dei consensi anti Green Pass, usa il vittimismo del “non possiamo pagarci i tamponi”?
Viene, infine, da sorridere quando ce la si prende con le Forze dell’Ordine per aver ripristinato, appunto, l’ordine. Una manifestazione è pacifica non soltanto per i toni miti e le richieste non bellicose, una manifestazione è pacifica quando evita di bloccare uno snodo fondamentale per il commercio di tutta la provincia di Trieste, di tutta la regione del Friuli Venezia e per il Paese con ripercussioni economiche che non si possono quantificare.
Roberto Gervaso avrebbe sicuramente trovato parole migliori delle mie ed è per questo che, ancora una volta, prendo in prestito le sue: “checché se ne dica, oggi l’Italia ha più bisogno d’idraulici che di eroi, di netturbini che di santi” -e aggiungerei- di portuali vaccinati che di manifestanti incoscienti e manovrati.