di Donato Robilotta*
Qui Hammamet.
Ho visto l’altra sera il film di Gianni Amelio con Favino nella parte di Bettino Craxi.
Film prodotto dalla Pepito dell’amico e compagno Agostino Saccà che ringrazio.
Avevo già visto il film quando prima della pandemia fu trasmesso in molte sale cinematografiche. Ricordo che durante la proiezione non ci fu nessuno impreco e alla fine qualche timido applauso e molte riflessioni.
Insomma nessuno grido al ladro, al ladro, come nel passato.
Questo significa che il film aveva ottenuto il proprio obiettivo.
Far parlare di Craxi in maniera diversa dal passato e riaprire una discussione.
Ho letto commenti negativi sul film.
Il film è romanzata e non è sul Craxi politico.
L’obiettivo del film era dimostrare il lato umano di Craxi, la persona prima del politico. Una persona tra le più potenti ora ammalato in Tunisia e solo con la sua famiglia.
Un film girato nella sua casa per dimostrare che non si trattava di una villa hollywoodiana ma di una villetta Borghese senza ori e tesori nascosti.
L’altra sera ho visto il film in famiglia e mi sono come al solito commosso. E una rabbia profonda mi ha preso come sempre quando ricordo quegli anni.
Mentre guardavo come in un film ho rivisto gli anni del quinto piano di via del Corso, del bunker, delle riunioni carbonare e dei tanti amici e compagni vittime della giustizia di piazza.
L’aggressione giudiziaria nei nostri confronti, violenta come una tempesta, con la stragrande maggioranza del gruppo dirigente del Psi, tranne pochissimi tra i quali GDM, che abbandonava la nave e qualche volta ci sparava alle spalle.
Abbandonarono Craxi alla giustizia di piazza pensando di avere il salva condotto giudiziario. Nani politici. Furono colpiti uno ad uno e messi da parte.
Non hanno mai capito che l’obiettivo era Craxi perché lui era l’architrave del sistema politico.
Caduto lui tutto sarebbe venuto giù.
L’obiettivo di mani pulite non era la corruzione ma la politica.
*dai social