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19 Gennaio 2025

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L’applauso in Aula? Come il cappio e la mortadella 

Ci sono della immagini e delle giornate che screditano il Parlamento. Capita quando lo spettacolo e la volgarità mortificano il dibattito, quando la sacralità delle Istituzioni viene derisa da scene da avanspettacolo.

Capita quando la politica rinuncia al suo ruolo. 

Ieri e’capitato.

Quell’applauso di Palazzo Madama sull’affossamento del Ddl Zan ha la stessa volgarità del cappio mostrato in Parlamento durante Tangentopoli, la stessa inopportunità delle bottiglie di spumante stappate in Aula per la caduta del Governo Prodi, è la stessa trivialità della mortadella mangiata fra gli scranni.

Si possono avere idee diverse sui temi ma ogni dibattito va accompagnato da un comune denominatore che è quello che prevede il rispetto delle differenti emotività coinvolte. Il Parlamento ha il dovere, in ogni circostanza, di capire e di leggere le sensibilità del Paese.

Quell’applauso è un offesa a tanti che rivendicano diritti, per famiglie che soffrono, per giovani che chiedo qualcosa in più per sentirsi liberi e tutelati. 

Non è una vittoria, è l’applauso che festeggia la politica che rinuncia al confronto. 

Il testo sul Ddl Zan andava migliorato, corretto perché scritto male. Meritava, soprattutto, da parte di tutti, una discussione più matura e responsabile della tifoseria da stadio. Diverso doveva essere l’atteggiamento della destra, diversa doveva  essere la strategia di certa sinistra e del pd in particolare. Le forze in campo hanno pensato ad arroccarsi su posizioni ideologiche, hanno difeso le loro convinzioni e non hanno lavorato per costruire una intelligente e nobile mediazione.

Il Parlamento ha preso una occasione per scrivere una bella pagina. I parlamentari sono scappati dalla discussione. Non c’è nulla da applaudire. 

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