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15 Novembre 2024

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La contraddizione grillina: giustizialisti con tutti, tranne che con De Luca

 di Donato D’Aiuto

Chi ricorda Armando Siri, sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del primo Governo Conte?

Molto probabilmente in pochi. Armando Siri nel mese di aprile del 2019 risultò indagato per corruzione e gli fu revocata la carica di sottosegretario dopo non poche polemiche.

Notizie giudiziarie che si mischiano alla politica. Abitudine che, purtroppo, non ci stupisce più.

Quel che stupisce, invece, è che pur non cambiando le pessime abitudini, cambiano i commenti alle notizie spiacevoli che riempiono le prime pagine dei quotidiani.

Luigi Di Maio, che di quel Governo di cui faceva parte anche Siri era Vice-Premier e Ministro del Lavoro, non fece passare molte ore per chiederne le dimissioni: “sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimettesse”.

Oggi, invece, a poco più di un mese dalla “foto di copertina” scattata insieme a Vincenzo De Luca per festeggiare il neo-eletto sindaco di Napoli Manfredi, nessuna dichiarazione è pervenuta da parte di Luigi Di Maio sulle vicende salernitane che sono arrivate a coinvolgere il Presidente della Giunta Regionale della Campania.

La cosa desta non poco stupore.

Non di certo per lo slancio di garantismo grillino che già di suo sembrerebbe un ossimoro, ma per il fatto che proprio a Salerno i Cinque Stelle dicevano di aver strappato con il PD deluchiano e lavoravano per abbattere il regime.

Quale occasione più ghiotta di una indagine che vede coinvolto il Governatore per dare la spallata definitiva? E invece no. Sia Di Maio che Giuseppe Conte, che ben conoscono le vie che portano a Salerno, se non altro per averle percorse più e più volte in campagna elettorale, tacciono candidamente dimostrando che quel giustizialismo che sempre li ha guidati come stella polare in tanti anni di politica è utile solo quando si rivolge a qualcuno che non si gradisce.

No, sia chiaro, non scrivo per aizzare gli urlatori seriali a riprendere a fare il proprio gioco, ma perché sono stupito che esistano ancora persone che credano a tutto questo circo.

È vero, nella vita si cambia.

Figuriamoci in politica.

Ma arriva anche il momento di dare un senso e una forza alle proprie scelte, soprattutto per rispetto a chi ci ha creduto.  Arriva un momento in cui bisogna smettere di nascondersi.

Era il 2013 quando Vincenzo De Luca fu indagato per corruzione ed abuso d’ufficio. “Questa è l’Italia, questo è il PD” diceva Angelo Tofalo, dagli scranni della Camera dei Deputati. Ed oggi la linea qual è?

Lo avevo detto, nella vita si cambia. Cambiano le idee, cambiano gli alleati, cambiano i metodi.

Quello che non cambia, invece, è l’abitudine ad essere sempre dei grandi teorici con i problemi degli altri.

Fermo restando che la giustizia deve fare il suo corso nelle sedi opportune, sarebbe interessante capire se il Movimento Cinque Stelle campano era quello che festeggiava Manfredi insieme a De Luca o quello che scendeva in piazza a Salerno per spiegare a noi come abbattere il regime.

Lo scrittore francese Joseph Dinouart forse, guardando nel futuro, aveva intravisto qualche esponente dei Cinque Stelle quando disse che “bisogna parlare solo quando si ha qualche cosa da dire che valga più del silenzio”.

Evitiamo rischi. Godiamoci il silenzio.

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