“L’Italia è arrivata al traguardo finale cotta e forse con un po’ di presunzione figlia del successo estivo”. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport dopo il pareggio tra Irlanda del Nord e Italia, Arrigo Sacchi commenta la ‘disfatta’ azzurra: “Agli Europei hanno sopperito a qualche carenza tecnica con l’entusiasmo e con la brillantezza atletica. Ora non è più quell’Italia. Credo che per tornare grandi si debbano ritrovare entusiasmo, modestia, volontà e, perché no, anche intelligenza. Il fatto è che saper governare il successo, specialmente in un Paese come l’Italia, è davvero complicato». “Diciamo che hanno creduto di essere già arrivati alla gloria. Ma la gloria si conquista giorno dopo giorno, con il sudore e con la fatica. Siamo arrivati al momento decisivo che eravamo in ginocchio. Abbiamo perso per strada la generosità, la voglia di fare una corsa per aiutare il compagno, la brillantezza fisica, e di conseguenza anche l’entusiasmo e, forse, l’ottimismo”. Male anche Insigne, che all’epoca di Ventura restò in panchina e che adesso viene criticato un po’ da tutti: “Il problema è che Insigne non è quello di un mese fa. Corre a vuoto, è una pistola scarica. Succede nell’arco di una stagione. In panchina c’erano attaccanti che, evidentemente, all’allenatore non davano le necessarie garanzie: Scamacca gioca poco nel Sassuolo, Raspadori idem, Belotti non è al massimo. Quindi Mancini ha scelto per la soluzione senza centravanti classico. Ma adesso non tiriamo la croce addosso al commissario tecnico. Se ha portato l’Italia a giocare bene, come all’Europeo, sono convinto che troverà la soluzione giusta per guidarci al Mondiale”.