Di Felice Massimo De Falco
Nella politica italiana, sempre più il sensazionalismo sopravvive alla ragione. Chi la detiene ha scarso appeal elettorale. Potrebbe essere il caso di Giorgetti, la mente della Lega, che vorrebbe portare il suo partito su posizioni europeiste e moderate per renderlo capace di stare nelle istituzioni con la dignità di chi detta le regole del gioco.
In ultimo ha proposto Draghi al Quirinale col ruolo di semipresidenzialista. Ma purtroppo Giorgetti non ha il consenso, non ha il crisma del piazzista, a differenza di un Salvini che seminato nel terreno del Carroccio la tendenziosità alla paura, al qualunquismo, al pensiero breve. Il truce ha consenso sensazionalista. Tocca le corde più deboli della gente, liscia il pelo ai No Vax ed ha una macchina propagandistica alle spalle molto incisiva. I suoi slogan seppelliscono il pensiero articolato di Giorgetti. Si preferiscono i tweet al vetriolo della Bestia.
La natura binaria maggioranza/opposizione non lo porterà lontano. In effetti la collocazione della galassia leghista starebbe all’opposizione. È nella parte destruens che ha racimolato milioni di consensi. Li ha persi stando dentro il Palazzo, ponendo il fianco alla Meloni. A Salvini va dato il merito di aver dato alla Lega una proiezione nazionale con percentuali storiche. Un’ascesa tripudiante e rapida alla Maneskin. Ma la vera partita è che farsene di questo consenso. Finora Salvini traccheggia tra lotta e governo. E non è leale questo.
Per ora lo ha solo esposto a sondaggi in discesa.
Il buon Giorgetti farebbe fatica a spiegare che il boom delle destre sovraniste hanno corto respiro se hanno aspirazioni di governo. Un aggregato moderato sarebbe più consono alla realpolitik. Giorgetti vorrebbe spostare il perimetro della Lega su posizioni liberali per sdoganare una destra di governo.Dall’ ampolla nel Po al pensiero ampolloso, Salvini non ne vuole sapere.
Anche Roberto Maroni ha invitato la Lega a posizioni più governative. Non siamo ad una faida interna, ma ad un punto di discussione interna che non ha precedenti nella Lega.
È una stortura del sistema politico a tutti i livelli. C’è poco da lamentarsi se abbiamo allevato una classe dirigente improvvisata, dove trova poco spazio il ragionamento. Nell’era delle leadership avventate, capita (molto spesso) che vince chi ha torto.