di Marianna Ianniello
Nell’ultimo mese, ma soprattutto negli ultimi anni, si sono susseguiti una serie di episodi aventi tutti la stessa matrice: l’occupazione abusiva degli immobili.
Il fenomeno colpisce in particolar modo persone anziane, indifese e vulnerabili, che non hanno più potuto accedere alle loro abitazioni a causa di occupanti abusivi.
Tale occupazione rappresenta un grave violazione non solo dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale, ma anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU).
Nel nostro ordinamento giuridico, offre una tutela parziale l’art. 633 del Codice penale che disciplina l’“Invasione di terreni o edifici” e punisce con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 103 a euro 1.032, chiunque invada arbitrariamente terreni o edifici altrui, al fine di occuparli o trarne profitto. Si applica l’aggravante se il fatto è commesso da più di cinque persone o da persona palesemente armata.
Contrariamente a come venne considerato in passato, si può affermare che è un reato tutt’altro che “bagattellare”, e cioè di minore gravità. Nonostante ciò, le disposizioni contenute nell’art. 633 non fungono da effettivo deterrente, dal momento che consentono al soggetto agente di poter beneficiare della sospensione condizionale della pena, con ulteriori benefici che escludono l’esecuzione della pena.
A riprova di ciò, in caso di flagranza di reato non è consentito l’arresto né l’adozione di misure cautelari, salvo i casi di ipotesi aggravate.
Pare che l’ordinamento non si sia preoccupato di tutelare adeguatamente coloro che versano in tale situazione.
A tal proposito occorre fare una precisazione: il soggetto colpito da tale sventura può essere sia il titolare del diritto di proprietà dell’immobile, sia colui che sullo stesso vanta un diritto di godimento. Quest’ultimo non ha altra scelta che promuovere, mediante ricorso al giudice competente, un giudizio civile o penale, attendere anni prima che possa essere reintegrato nel possesso materiale dell’immobile, con gravi ripercussioni economiche e morali.
Per di più, il soggetto privato del possesso dovrà continuare a pagare le tasse gravanti sull’immobile e che lo Stato esige, benché sia in atto un’occupazione abusiva.
Questa quasi totale inesistenza di norme volte alla tutela dei soggetti, colpiti da tali ingiustizie, sembra derivi da alcune priorità di cui si deve tener conto circa l’impiego della forza pubblica, tra cui la situazione di ordine e sicurezza pubblica nei territori interessati. Pertanto, la tutela del diritto di proprietà è completamente ‘surclassata’ dall’esigenza di non turbare l’ordine e la sicurezza pubblica.
Secondo i promotori della proposta di legge, recante cinque articoli, è ormai arrivato il momento di cambiare le carte in tavola, con la speranza di poter finalmente dare voce alle persone che tutela sembrano non avere.