Di Felice Massimo De Falco
C’è solo Berlusconi a fare campagna elettorale per una carica, quella del Quirinale, derivante dal voto dei parlamentari. Sprezzante della Costituzione, si rivolge al popolo per rimescolare la sua figura primus Inter pares. Berlusconi squarcia quel velo di considerazioni caute, timide, stantie dei leader di partito che non si espongono, preferendo la segretezza e qualche aggancio tra i franchi tiratori.
Berlusconi si espone a modo suo ad una chiara intenzione: vuole il Colle. Le sue riabilitazioni politico-sociali sui partiti, movimenti, personaggi politici hanno del diabolico, ma, in barba ai concialiabili serrati, al tatticismo snervante, riflettono un volere netto. Il suo passato giudiziario controverso non è un paletto per dimostrarsi per quello che si è: saggio, includente, intuitivo, popolare, schietto europeista.
Si muove come fosse padre della patria, assorbendo le divergenze culturali e politiche di chi è lontano un miglio dalla sua storia. Smuove l’ipocrisia delle strategie che durano il tempo di un giorno. Non nasconde le sue intenzioni e lo fa reincarnandosi come alto servitore dello Stato.
L’età avanzata non frena la sua non più recondita frenesia di chiudere la sua stagione politica col botto. Ci vorrà una toponomastica partitica inedita e qualche franco tiratore per diventare Presidente della Repubblica. Sicuramente ci sarà la reazione indignata di qualche benpensante di sinistra o forse una sparsa sollevazione popolare. Sarà difficile. La sua reputazione è ormai macchiata da troppe “marachelle politico-giudiziario che alimentano scetticismo nell’opinione pubblica. Come sempre, la scelta ricadrà su figure più istituzionali, tipo la Cartabia
Se non altro, a lui va un po’ onestà intellettuale per averci provato.