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15 Novembre 2024

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Pomigliano, un pugno nello stomaco alla città che non deve lasciare aloni di opacità

Di Felice Massimo De Falco

Una mezzanotte da dimenticare per Pomigliano. L’atmosfera di festa è soppiantata dalla nebbia del terrore. Si vede poco, ma ad “illuminare” il Palazzo Baronale ci hanno pensato veri criminali, secondo i primi dati indiziari, che hanno incendiato tre auto della Polizia Locale sostate all’interno del Comando. Una di esse era un bene confiscato alla camorra. Immagini che trasportano in uno scenario di guerriglia.

Erano le 4 del mattino pare quando è esploso questo fuoco artificioso. Le fiamme sono arrivate fino a sfiorare i tubi del gas sfiorando l’ineluttabile. Un duro pugno nello stomaco sferrato con protervia alla città e alle istituzioni.

Per fortuna le fiamme sono state subito domate e si è evitata la catastrofe. Pomigliano si risveglia attonita, incuneandosi in mille rivoli di ricostruzione dei fatti, che sono sotto la lente degli investigatori.

Gli elementi indiziari sono tra le mani degli inquirenti che hanno dettagliatamente setacciato il luogo del misfatto. L’auspicio è che si faccia presto luce sull’episodio. Non bisogna tracimare nei retroscenismi o complottismi.

Accorre il sindaco Del Mastro che paventa la matrice dolosa. Aggiunge che Pomigliano non si piegherà mai alle “intimidazioni”. Sulla stessa scia il Pd che fa allusioni alla “camorra e al malaffare” ancor prima di verità accertate. La cosa più sensata per le istituzioni è collaborare a 360 gradi con gli inquirenti. E se fosse stata la camorra, fenomeno abusato, allora si trovino gli anticorpi.

Gira intorno alla vicenda una certa opacità che innesta il dibattito politico su piani reclinati ancora nel dubbio. Non ci sono elementi indiziari schiaccianti tali da poter dare bollature.

Chiamare in causa la camorra è ancora prematuro. Ma d’altronde i partiti, presi dalla foga del giustificazionismo, si lasciano ad esternazioni forse premature. Maggioranza ed opposizione devono garantire l’onore della città.

La cosa più saggia è aspettare la conclusione delle indagini. Il Comandante Luigi Maiello afferma: “È successo perché si fomenta odio verso di noi”. Lo inviteremmo a chiarire questo infiammante j’accuse. Chi fomenta chi?
A lui e al suo corpo va la piena solidarietà della città. Il popolo si stringe intorno a loro.

C’è chi associa il violento gesto ad un diverbio acceso avuto tra gli agenti e un gruppo di bulli sfrontati nei pressi di Piazza Giovanni Leone. L’ipotesi popolare è quella della ritorsione. Insomma una grossa bravata. Ma i racconti lasciano il tempo che trovano. Urge urlare la verità.

C’era la nebbia a quell’ora, le telecamere fanno fatica ad inchiodare i colpevoli. Che in ogni caso verranno fuori, perché questa è una vicenda grave che non deve lasciare aloni di opacità, ponendo il fianco alle sterili strumentalizzazioni politiche. Nessuno deve cavalcare l’onda. L’opacità può essere materiale per forgiare una narrazione fuorviante della città.

È stata colpita prima di tutto una città che deve conoscere i retroscena e la verità. Sia fatta presto luce. Per Pomigliano innanzitutto che ha la capacità di respingere ogni violenza

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