Vengo dalla scuola socialista. Quella che vive nelle libertà e che adora il dissenso. Quella che soffia sui diritti e che detesta i regimi, il pensiero unico. I depositari delle verità.
Il 5 Gennaio del 1968 la Primavera di Praga.
In quell’inizio anno il riformista slovacco Alexander Dubcek arrivò alla guida del Paese, e continuò fino al 20 agosto dello stesso anno, cioè fino alla invasione dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati del Patto di Varsavia.
I Comunisti italiani, che in Ungheria nel 56 si erano schierati in blocco con l’Urss, iniziarono timidamente a prendere le distanze. Non ruppero però il legame con Mosca.
I socialisti italiani, con Pietro Nenni, si schierarono con chi combatteva per le libertà, con i riformisti e sopratutto con gli studenti. Contro i carri armati. In quegli anni i giovani comunisti balbettavo, tutti, e fra i giovani socialisti emergeva Bettino Craxi. Lui non esito’ un attimo, fin dal primo momento si schierò per le libertà. Nel 68 divenne, per la prima volta, parlamentare.
In quegli anni conobbe Jiří Pelikán, promotore della “Primavera di Praga”. Negli anni successivi lo avrebbe eletto, in Italia, al Parlamento europeo. Per dare rappresentanza ai diritti, una speranza agli esuli, uno schiaffo ai militari russi. Alcuni anni dopo inauguro’ ‘la biennale del dissenso’. Per dare voce ai dissidenti, per dare voce a chi voce non ne aveva. Il PSI di Craxi finanzio’ per molti anni i movimenti ed i partiti che erano in campo contro il regime comunista. Lo faceva mentre fiumi di rubli arrivavano nelle casse del PCI. E ci arrivarono fino agli ottanta. Arrivavano mentre i nipotini di Berlinguer agitavano, senza titolo, la questione merola e mentre altri, Craxi in testa, lottavano per i diritti veri.