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24 Novembre 2024

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All’asta il volantino con cui le Br rivendicarono il sequestro Moro

Di Felice Massimo De Falco

“Lotto 43, base d’asta: 600”.

E’ quanto compare nella pagina online della casa d’aste Bertolani Fine Art che ha messo all’incanto il volantino con cui le Brigate Rosse rivendicarono il sequestro di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta, nel marzo del 1978 a Roma.

“Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo, scrive la casa d’asta nella presentazione del documento, con la soluzione finale della vicenda Moro. 

Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere così violenta”.

Il documento, un foglio con uno scritto di 80 righe su entrambe le facciate, misura circa 32 centimetri per 22 ed è descritto “in condizioni molto buone”, anche se presenta “lievi strappi ai bordi” e “pieghe centrali”.

Al momento sono 12 le offerte pervenute, sempre secondo quanto si legge sulla pagina web. L’offerta attuale è di 1.700,00 euro. Si possono fare offerte fino al 18 gennaio.

Al momento non sono ancora pervenute offerte importanti alla Casa romana Bertolami Fine Art, che ha messo il lotto all’incanto con il numero 43 nella web auction di ‘Autografi & Memorabilia’.

Questa, di seguito, la descrizione che accompagna il pezzo: “Volantino originale distribuito all’indomani del rapimento di Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse.
Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo con la soluzione finale della vicenda Moro.

Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere cosi’ violenta”.

Ma come è possibile che un documento di quella rilevanza storica sia stato messo in vendita da privati? Parliamo innanzitutto del documento che le Brigate Rosse fecero ritrovare la mattina del 18 marzo, 48 ore dopo l’assalto di via Fani: un giornalista del «Messaggero» al quale i terroristi avevano dato indicazioni via telefono, ritirò una busta arancione che era stata depositata in una cabina per fototessere a Roma tra Largo Argentina e via Arenula. Al foglio era allegata la foto di Moro scattata con una Polaroid e diventata il simbolo di quella tragedia nazionale. La copia fu acquisita dalla magistratura ma si trattava di un foglio ciclostilato: nelle stesse ore e nei giorni successivi altre copie dello stesso scritto vennero fatte trovare. Ed è con ogni probabilità una di queste ad essere finita all’asta, proveniente magari dall’archivio privato di qualche giornalista o di qualche reduce degli anni di piombo.

Durante i 55 giorni della tragedia di Aldo Moro – tra il 16 marzo e il 9 maggio ‘78 – il commando delle Br diffuse in tutto 9 comunicati. Nel primo i terroristi rivendicavano la paternità della strage e delineavano la loro strategia. Compare in quello scritto il lessico tipico delle Br, con uno di termini quali “prigione del popolo”, “stato imperialista della multinazionali”, “stanare gli agenti controrivoluzionari”.

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