Di Felice Massimo De Falco
Nata a Napoli, inizia a recitare a teatro affiancando artisti come Nello Mascia e registi come Ugo Gregoretti. Nel 2000 conosce Ferzan Özpetek, che le affida ruoli in film di successo come Le fate ignoranti (2001), La finestra di fronte (2003) e Un giorno perfetto (2008), la vuole inoltre testimonial di uno spot pubblicitario. Antonio Capuano la vuole co-protagonista al fianco di Valeria Golino nel film La guerra di Mario. Paolo Sorrentino la sceglie per il film L’uomo in più. Renzo Arbore, invece, la vuole nel suo programma Speciale per me, ovvero meno siamo meglio stiamo. Dal 1996 inizia a lavorare come coach nella soap Un posto al sole, dove successivamente interpreta i due ruoli di Vera e di Aida. Parallelamente all’attività di attrice, Rosaria coltiva la sua vena comica, vincendo il Premio Charlot al Festival Nazionale del Cabaret in Rosa di Torino e il premio Cabaret in pillole. È rappresentante dell’associazione culturale “La piccionaia”.
Straripante la sua versatilità tra cinema, teatro, cabaret, con i migliori registi del panorama internazionale.
È una persona che non ama parlare di se’. Da sempre è accompagnata quella timidezza e quel disagio degli attori vecchio stampo. La cosa che ama di più del mio lavoro è…farlo. Non corre dietro i riconoscimenti se non per gratitudine. Per lei alla fine dello spettacolo si potrebbero anche evitare i ringraziamenti. La cosa che conta è il lavoro che si fa nel momento in cui lo si fa. Poi tutto il resto è un di più. Si è ritrovata spesso ad essere coach di attori più giovani. Le piace far venire fuori il meglio di ognuno. Specie ora che avremmo molto bisogno di buoni maestri. Le piace la gente. Anche se spesso non la capisce. Le piace nelle persone l’ onestà, l’umiltà ,la coerenza. Le piacciono quelli che non si prendono troppo sul serio. Le piacerebbe vivere dentro un film comico. Ama i suoi amici. A quelli che ama, se c’è bisogno darebbe un rene.
Rosaria si mette “a nudo” per noi
- La tua straripante carriera ti ha portato a svolgere più ruoli. Dal comico al drammatico. Quale versione si addice di più alla tua essenza di tutti i giorni?
Io trovo che la vita sia un miscuglio gioiosamente infinito di emozioni anche quando queste sono pesanti. Ogni tanto io immagino che la mia vita sia un film. E quando lo faccio mi sento più centrata mi diverto qualunque cosa accada. Perché mi guardo da spettatore e mi prendo in giro. Perciò mi piace affrontare tutto con preziosa ironia. E se dovessi scegliere di interpretare il ruolo della mia vita lo vorrei così. Ironico anche nel drammatico.
- C’è un raccordo tra anima e corpo sulla scena. Cosa senti prima, l’anima o il corpo?
Sai che non è facile scegliere? In genere anche quando parlo con dei giovani allievi li invito sempre a trovare nel profondo motivazioni ed emozioni per poterle riprodurre. Ovviamente anche attraverso il corpo. Perciò di primo acchito ti direi prima L’ anima e poi il corpo. A volte capita però che da un piacere o da un dolore fisico nascano idee emozioni e volontà. Come quando corri e tutto il corpo è percorso da una scarica e non sai alla fine cosa proverai. Chi sei diventato. È una scoperta per me non semplice perché vengo da un teatro di parola e tendo a dare corpo e voce a quello che scavo dentro di me. Il corpo l’ho scoperto col tempo (forse per la mia matrice cattolica). Anche grazie a dieci anni di psicoterapia Reichiana e bioenergetica. Quando arriverò a sentirli insieme come una fusione di intenti allora forse sarà un giorno buono.
- Vieni da un profonda gavetta. A chi senti ti ringraziare nel tuo percorso che ti ha lasciato qualcosa che porti con te?
Certamente devo ringraziare chi mi ha voluto bene davvero. Perché se credi in qualcuno è perché gli vuoi anche bene. E certamente ringrazio chi mi ha dato un ‘occasione. Come Renzo Arbore o Roberto Giacobbo. Perché hanno mantenuto le loro promesse e mi vogliono bene. Ma anche chi mi ha sostenuto in momenti difficili che ho avuto in seguito a due gravi incidenti come Ruggero Miti un produttore che è stato come un fratello per me. E poi grazie alle mie amiche e ai miei amici che hanno continuato ad amarmi quando l’ inutile popolarità mi aveva un po’ distratto. Li ho sempre ritrovati accanto a me. Come una famiglia.
- La versatilità in scena è una dote o c’è un lavoro alla base?
La versatilità è certamente un talento. E come tutti i talenti va coltivata con lo studio lo studio e ancora lo studio. Tutto va allenato provato e migliorato. Ogni cosa che si improvvisa va fissata. Solo così potrà apparire come pensata in quel momento. E tutti i grandi improvvisatori hanno alle spalle una gavetta e un esercizio costante. Se ti viene bene una cosa per caso può funzionare una volta. Io credo profondamente nello studio e nell’ esercizio costante. Come nel canto o nella danza. Purtroppo fra gli attori non sempre c’è invece questa convinzione. E così la caduta se non hai i muscoli ben allenati è sempre dietro l’angolo. - Ti piace formare talenti. Come li intuisci?
I ragazzi oggi hanno apparentemente molte più opportunità ma anche meno strumenti. Esistono molte (troppe) scuole che non sempre forniscono una formazione adeguata. E poi oggi la maggior parte anche dei ragazzi che incontro in qualità di coach hanno il mito della tv e della popolarità. Non è neanche colpa loro. E tutto questo non sempre aiuta a distinguere i talenti dai mediocri. Tuttavia è magnifico scoprire il talento o meglio ancora una giusta predisposizione. Perché non tutti hanno lo stesso approccio. Le ragazze in genere appaiono più dotate ma probabilmente sono semplicemente più attente e più determinate. I ragazzi sono più insicuri e meno costanti e perciò più difficili da capire. Io chiedo sempre di trovare dentro di loro la VERITÀ. Solo con la verità un attore può convincere il pubblico. A volte quelli che io chiamo i vecchi tromboni si concentrano sono sulla loro voce e sull’effetto che vogliono dare al pubblico. E questo è un difetto gravissimo degli attori mediocri della mia generazione. I ragazzi sono un terreno vergine ma spesso non hanno chiaro il concetto di questo lavoro. Che richiede talento ma anche una tenace volontà di non arrendersi mai. E quando vedo anche una sola di queste qualità allora sono certa di aver trovato il punto giusto su cui lavorare. Il talento naturale senza ricerca prima o poi muore. Mentre una determinazione forte anche senza una grande scintilla può portare a risultati straordinari.
- Con chi ti piacerebbe lavorare e perché?
Ho lavorato per fortuna con diversi registi molto ambiti. Ho partecipato a spettacoli e film alcuni dei quali diventati dei cult. Ho avuto la fortuna di condividere 17 puntate conRenzo Arbore. Ma ovviamente i desideri sono tanti. Per esempio mi piacerebbe lavorare con Pupi Avati o con Gabriele Salvatores o con Roberto Ando’. Perché sono bravi certo e lavorano bene con gli attori. Ma soprattutto perché sono persone perbene. E alla fine capisci che questa è la cosa più importante. E mi piacerebbe far o parte del cast di Boris. Una delle poche serie italiane che considero geniali.
- Nella tua arte ci sono mille sfaccettature. Ti rappresentano?
Del mio lavoro mi piace molto la possibilità di avere molte opportunità. Ho affrontato con entusiasmo molti aspetti che mi hanno aiutato a crescere. Ho cominciato con il teatro e poi con la televisione e il cinema e poi con la radio sia come conduttrice che come interprete. E ancora con il cabaret e come conduttrice di manifestazioni. E poi le esperienze dietro le quinte. Sono stata il primo coach in Italia in una lunga serialita’. Ho prodotto spettacoli. Ho partecipato a trasmissioni comiche. E ho speso il mio lavoro per dedicarmi a cause civili. E sono grata per tutto questo. Anche se oggi chi spazia in troppi campi alla fine può non trovare un proprio spazio. Tuttavia sono convinta che la vita non offre occasioni a caso. E spero di avere ancora molte nuove possibilità. Perché questo lavoro anche se non è tutto lustrini e paillettes è decisamente divertente.
- Traccia il profilo del Capo dello Stato che vorresti
Posso fare dei nomi. Zagrebelsky. Bersani. Bindi. Livia Turco. Alessandro Barbero.. Pier Camillo Davigo. Gherardo Colombo. Dacia Maraini. Lidia Ravera.
Non esiste il profilo. Esistono gli uomini e le donne.
- L’epidemia ha piegato la cultura. Come te la sei passata?
In questi due anni tutti abbiano molto sofferto. Fisicamente psicologicamente e socialmente. E per chi fa il mio lavoro anche economicamente. Ma per assurdo durante la prima parte della pandemia tutto questo è stato più leggero. A parte la paura e il dolore per le tante vittime ho fatto molti video sulla pagina fb dell’assessorato alla cultura (che ora non c’è) e su varie piattaforme. Ho imparato nuove forme di comunicazione. E in qualche modo mi sono sentita protetta. Ho partecipato agli spettacoli in streaming dedicati a Giordano Bruno registrandoli in luoghi storici appena riaperti in zona arancione. Ho interpretato il 19 giugno 2020 il primo spettacolo dopo la chiusura. Il 19 giugno a Villa Pignatelli. Amori e Pandemie. Scritto dalla mia amica Betta Fiorito durante il lockdown. È stata un ‘emozione fortissima. Erano secoli che non mi emozionavo così entrando in scena. Avevo temuto che non accadesse più. Sono stata sostenuta economicamente dal governo e da collecting come SIAE e Nuovo Imaie. Sono tornata a lavorare con gratitudine. Adesso la situazione nel momento in cui scrivo è di gran lunga peggiore. Da molti punti di vista. Ora non ci sono chiusure e si girano film e serie tv. Ma il teatro soffre moltissimo. Non tanto i gestori dei grandi teatri che ricevono molti contributi statali e regionali. Ma i piccoli teatri e gli artisti sì. Moltissimo. Perché le sale sono pressoché vuote ma tuttavia aperte. Per cui il governo non ritiene opportuno prevedere ulteriori sostegni perché “tanto è tutto aperto””. Poco importa se la gente ha paura di andare a teatro e gli artisti non hanno lavoro. È una situazione preoccupante è ingiusta.
- Non conosciamo la tua vita sentimentale ma ci piacerebbe sapere: un amore può nascere da una forte passione?
Ma sicuramente. Se però poi si evolve. Ho vissuto per molti anni guidata unicamente dalla passione. Quella che ti fa scavalcare le montagne. Ma se dietro la montagna non c’è un incontro vero una condivisione vera una decisione vera allora la passione è solo un’illusione. Magnifica. Ma non reale.