di Anna Adamo
Nella storia del bambino offeso perché ebreo, mi ci sono imbattuta per caso.
E nonostante imbattermi nelle storie altrui sia una delle mie cose preferite, questa é una storia nella quale di imbattermici ne avrei fatto volentieri a meno.
Forse, perché mi ricorda un po’ troppo la mia di storia.
Forse, perché le offese, per me,avranno sempre il sapore di un passato che non passa.
Ebbene si, gli insulti, le offese e la discriminazione sono cose di cui si resta prigionieri per sempre. Magari gli altri penseranno sia passata, perché non avendo altra scelta si va avanti e si sorride.
Ma, la verità è che non passa un bel niente.
E a nulla serviranno le belle parole, i convegni o dire “non sei solo, ci sono io accanto a te”.
Perché, questa non è altro che una bugia. L’ennesima, per la precisione.
La verità è che tutti sono bravi a dirle, queste cose. Voi, però, quanti ne avete visti mettere in pratica ciò che dicono?
Io credo di non averne visto nessuno.
O meglio, probabilmente li ho visti tutti.
Li ho visti predicare bene e razzolare male.
Li ho visti trattare la vittima da colpevole e i bulli da vittime.
Si, quello che voi che non avete mai dovuto fare a pugni con il bullismo non sapete, è che la vittima diventa sempre il colpevole di una storia raccontata male da chi,di addossarsi le colpe, proprio non vuole saperne. É qui che risiede il problema. Ed è da qui che si dovrebbe cominciare per porvi rimedio.
Dal dare a Cesare quel che è di Cesare, trattando il colpevole da colpevole e la vittima da vittima.
Se tutto ciò non avviene, i convegni, le manifestazioni e i post sui social resteranno inutili parole pronte per essere portate via dal vento.
E no. Non è questo quello di cui io,quel bambino e molti altri abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno del coraggio di molti di combattere insieme a noi,di combattere per noi mettendoci la faccia.
Al posto di quel bambino potrebbe esserci un vostro caro. Pensate a come agireste se così fosse. E agite. Agite mettendo da parte la paura.
Ciò di cui si ha bisogno, del resto, è proprio lì, dall’altra parte della paura.
Agite concretamente, non attraverso i post sui social. E non agite solo in vista della Giornata della Memoria.
Agite sempre, perché le offese, il bullismo e la discriminazione, purtroppo, esistono trecentosessantacinque giorni l’anno.