Di Felice Massimo De Falco
Più del 93% degli studenti é ritornato a scuola in presenza. È un dato innegabilmente positivo se si considera che la Dad tranciava quel rapporto educativo tra alunni e docenti che solo “de visu” si può instaurare. Senza contare che la scuola aperta è un irrinunciabile alveare di formazione sociale, dove s’intersecano le esperienze più significative dei ragazzi e si elaborano i ricordi più pregnanti.
È stato il presidente del Consiglio Draghi ad essere fermo su questo punto: scuole aperte obbligatoriamente e ricorso alla Dad solo in alcuni casi critici. Ogni due positivi, intera classe in quarantena. Niente sedie a rotelle e tele educazione che il governo Conte e la ministra Azzolini avevano comandato scioccamente, con risultati deficitari sia sul rendimento scolastico degli studenti sia sulla loro psiche routinaria, che vedeva nella scuola la loro seconda casa, l’approdo della propria espressione identitaria.
Al ritorno in aula, dopo le feste natalizie, si era imposto contro il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ma la sua ordinanza di chiusura è stata bocciata dopo il ricorso al TAR di una delegazione di massa, anche se alcuni Comuni hanno tenuto chiuse le scuole.
Eravamo e forse siamo ancora nel pieno della flogosi pandemica. Non c’è dubbio che la Dad abbia pesanti ripercussioni sulla gestione familiare, in cui ci sono genitori che devono lavorare e non possono seguire i loro figli a casa. Ma non si può nemmeno negare che il ritorno degli alunni in aula sia stato nel frattempo preservato da rischi. Si è dato via libera ai vaccini ai bambini dai 5 agli 11 anni. Le risposte sono discrete. C’è ancora una scia di paura nel vaccinare i propri figli, anche se i numeri di vaccinati stanno crescendo.
Più di un milione di bambini tra i 5 e gli 11 anni hanno ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid. Si tratta del 28,34% del totale della popolazione in questa fascia d’età. Le somministrazioni dei farmaci anti coronavirus sui più piccoli in Italia sono partite lo scorso 16 dicembre 2021.
La Regione Campania, per esempio, ha un tasso elevato di contagi tra i minori. Probabilmente De Luca avrà valutato questi dati prima di emettere l’ordinanza. Ma, al di là di questo, c’è una considerazione da fare: è inverno pieno e gli alunni fanno lezione con finestre e porte aperte, alabardati in sciarpe e cappelli (alcuni si portano il plaid) con le mascherine fisse per 5 ore, senza possibilità di muoversi dal loro posto, arrossati e intirizziti.
Escono a fine giornata irrigiditi dal freddo e con sguardi di fatica. Magari non prenderanno il Covid, e nessuno ce lo garantisce, ma saranno soggetti a sintomi influenzali seri che le norme stringenti li vorrà a casa collegati al Pc in Dad.
Invece di comprare e relegare nei magazzini le sedie a rotelle, perché non si é pensato di dotare le aule di aeratori o dispositivi per rigenerare l’ambiente, così da superare quest’uso tribale di tenere le finestre aperte in pieno inverno, sprecando soldi per riscaldamenti che disperdono nel vuoto il calore?
C’è preoccupazione sul web tra i genitori. Dice Francesca: “Escono da scuola tremanti e con mani e viso rossi per il gelo. Se non verranno contagiati dal covid, di questo passo prenderanno la bronchite. In sintonia con il pensiero di Anna, nonna di una bambina: “Io sono nonna ma come si fa a non fare uno sciopero di massa affinché non mettono in sicurezza queste benedette scuole. Se un bambino prende la bronchite diamo la colpa al Covid, possibile che a pagare sono sempre i più deboli?”
Tra l’altro, se un bambino prende un semplice raffreddore, non gli è consentito di andare a scuola, ma deve passare sotto le forche caudine di una stringente burocrazia e giustificare che non ha contratto il Covid per ritornare a scuola.
Ma le mamme anti-Dad, quelle che impugnano le ordinanze di chiusura, non si surriscaldano per questo? Sarebbe opportuno che facessero una petizione ai dirigenti scolastici in tal senso, invece di ciarlare sulle virtù della scuola che sappiamo tutti quali esse siano. La buona scuola è anche questa. Preservare vita e vitalità degli studenti. Metterli nelle migliori condizioni per imparare. Si sono aperte le scuole, ma non ci si è preparati a frequentarle in sicurezza.