di Anna Adamo
Nuovo giorno, altro nome bruciato. Sembra essere questo il motto che fa da padrone tra i nostri politici.
Dopo la Presidente del Senato Casellati, è stata la volta di Elisabetta Belloni, Capo dei Servizi Segreti. Nonostante sia la prima volta nella storia che il Capo dei Servizi Segreti passi da questi ultimi alla politica, in molti avevano visto in lei la luce in fondo al tunnel, un probabile Presidente della Repubblica che nulla aveva da invidiare ai suoi predecessori, capace, finalmente, di porre fine all’agonia di questi giorni.
Ma, nulla.
Anche il suo, come quello di molti altri che si sono successi in queste ore, è stato un nome bruciato ancor prima di essere poggiato sul fuoco. No, questa volta il discorso delle donne che vengono candidate e non elette non vale.
C’è qualcosa di più.
Qualcosa che ha a che fare con l’incapacità di trovare un nome che rappresenti unità nazionale e non faccia a pugni con la maggioranza di governo, con la quale, ricordiamo, fare accordi si rivela essere più difficile del previsto.
Ancora una volta ci ritroviamo dinanzi una situazione di stallo, piuttosto normale per un Parlamento che non ha una maggioranza coesa.
Inevitabile, dunque, è la debacle che, però dovrebbe costringere la politica italiana a rivedere i propri criteri decisionali, per evitare di finire completamente nel baratro.