di Vittorio De Feo
In sei giorni sono stati bruciati venti candidati. Figure autorevoli sacrificate dai partiti. Il gran gioco del Quirinale finisce di casella in casella al punto di partenza, Sergio Mattarella. Il falò inizia prima ancora che inizino le votazioni. Sfuma Silvio Berlusconi mentre dal Movimento 5 stelle e dal Pd spunta il nome di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Snt’Egidio. Alla vigilia del primo scrutinio, si parla di due donne, Paola Severino e Marta Cartabia, mentre, il centrosinistra saltella tra Riccardi e Giuliano Amato. Intanto, Matteo Salvini va definendo la rosa di centrodestra. I nomi sono quelli di Elisabetta Casellati, Letizia Moratti, Marcello Pera. Ma nell’ombra avanzano l’ex ministro degli esteri, Franco Frattini e Carlo Nordio. Alla prima votazione sembra uscire di scena Mario Draghi, incontrato da Salvini. Intanto, la rosa di centrodestra si allunga. Oltre a Casellati, Moratti e Pera, si aggiungono Antonio Tajani e Carlo Nordio. Cade, invece, Giulio Tremonti, cosi come Gianni Letta e Luciano Violante, spuntati come possibili candidati trasversali. Nel secondo giorno arriva la rosa di centrodestra dove ci sono Pera, Moratti, Nordio, manca Casellati ma il vero jolly è Frattini, su cui il leader della Lega ha chiuso con Conte. L’ex ministro, però, è bruciato da Letta e Renzi. Rispunta Draghi e, intanto, Mattarella è il più votato nella valanga di schede bianche. Il giorno dopo a bruciare è Guido Crosetto, candidato dalla sola Meloni. Fa il pieno di voti ma non basta. Spunta, intanto, Sabino Cassese, incontrato da Salvini in gran segreto. Il PD saltella tra Draghi, Amato e, soprattutto, Casini, per cui lavorano Franceschini e Renzi. Bruciato Cassese, Salvini riprova con Frattini ma è pronto a calare un nuovo jolly, l’ambasciatore Giampiero Massolo, una meteora che presto scompare. Venerdi nel falò finisce Casellati, portata da una settantina di franchi tiratori del suo stesso schieramento. La sera, Salvini e Conte sembrano chiudere su Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti ma la affossa Renzi, sostenuto da mezzo PD, Forza Italia e Leu. Ieri mattina, rispunta Casini. Sembra ad un passo dal traguardo. Renzi ci crede, Berlusconi ci sta, Letta non si oppone ma Salvini dice no e si torna al via, Mattarella.