Resa dei conti o resa di Conte? All’indomani delle elezioni presidenziali, si parla molto della cesura che c’è stata tra Conte, leader che non ha seguito, e Di Maio, che é andato contro la volontà del Movimento di votare la Belloni.
Sullo sfondo le parole di Grillo: “cupio dissolvi” (come vi ho dato i voti, così ve li tolgo). Si esalta il passo in avanti di Di Maio, reo di esser cresciuto, di saper stare nelle istituzioni e di esser andato per conto suo virando su Mattarella assieme ad una pattuglia esigua di parlamentari, facendo infuriare Conte, di fatto, spodestandolo.
Subito dopo, l’ex capo politico dei 5 stelle, ha dichiarato che ci vuole una discussione interna al Movimento, ha chiamato a sé la Raggi e l’Appendino, facendo intendere di preparare una sua fronda. Che è un’ulteriore contraddizione: il correntismo così come un partito qualunque.
A me pare più ristretta la questione: Di Maio, senz’altro cresciuto politicamente, ha intuito che la zattera 5 stelle sta affondando e allora cerca una postazione sicura tra “i sommersi e i salvati”, ammiccando al Pd. C’é in ballo il terzo mandato.
Secondo le regole attuali, Di Maio dovrebbe tornarsene a casa, ma il leaderino pomiglianese non ci pensa proprio. Non mi meraviglierei, nel caso si andasse a scontro duro con Conte, che il capo della Farnesina chieda un posto nel Pd per essere rieletto. La faccia tosta non gli manca, e nemmeno la dote da galleggiatore.
D’altronde s’é rimangiato tutto lo statuto degli esordi dei 5 stelle. E non gli si dica che solo i cretini non cambiano mai idea. Perche queste giravolte sono costate milioni di voti ai 5 stelle. C’é gente che lo esalta per aver votato Mattarella, io dico che é solo acquiescenza all’intento di ricavarsi un posto al sole nel Draghi 2.0. D’altronde il ragazzo frequenta da un pò scuole democristiane, dove il potere logora chi non ce l’ha.