Il penalista salernitano Luca Monaco protagonista a Sanremo. L’annuncio sui social.
“Ieri pomeriggio, insieme a Raffaele Sollecito e alle colleghe e amiche Antonella Mastrolia e Giovanna Sica, sono stato ospite di #CasaSanremo – ha scritto – per discutere delle degenerazioni del processo mediatico e delle sue possibili ripercussioni sull’iter giudiziario e sulla vita dell’imputato, anche dopo una sentenza definitiva di assoluzione”.
Per l’avvocato “Una bellissima esperienza ma soprattutto un’ottima opportunità per sensibilizzare su un tema delicato e sempre attuale”.
Avvocato, come è nata l’idea?
Ho accettato volentieri l’invito a partecipare alla rassegna di Casa Sanremo, insieme a Raffaele Sollecito e alle mie colleghe Antonella Mastrolia e Giovanna Sica, perché il tema della spettacolarizzazione dei processi è purtroppo sempre attuale. La Giustizia mediatica è per sua natura più veloce, oltre che molto più invasiva, dei processi ufficiali, che si svolgono invece nelle aule dei Palazzi di Giustizia. Per questo motivo è capace di instillare, formare e cristallizzare nell’opinione pubblica un pregiudizio verso l’indagato, poi eventualmente imputato, che in genere è di colpevolezza. Un pregiudizio basato anche su circostanze ed elementi che nella ordinaria liturgia processuale non troverebbero nemmeno cittadinanza ma che, nelle dinamiche della giustizia-show assurgono al rango di prove. In un simile contesto, l’opinione pubblica resta ancorata alla verità mediatica, ormai storicizzata, difficilmente superabile persino laddove intervenga in seguito una sentenza pienamente assolutoria. Il caso di Sollecito, al pari di tantissimi altri, è emblematico. Noi non siamo contro il “processo mediatico” in sé ma contro le sue degenerazioni. Riteniamo che debba essere tracciata una linea di demarcazione netta tra il diritto all’informazione e i diritti fondamentali di chi è sottoposto a un procedimento penale. E, attenzione, spesso anche di chi, pur non essendo indagato né imputato, si ritrova indirettamente coinvolto nel tritacarne mediatico ed esposto alla pubblica gogna, con importanti conseguenze dannose sul piano della propria vita privata
Quali le degenerazioni più evidenti del processo mediatico? Come si possono prevenire certe cattive abitudini?
Innanzitutto, come accennavo poc’anzi, il fatto che il processo mediatico è privo di regole. Nel processo penale, quello ufficiale, esiste una liturgia, ogni fatto, elemento o circostanza, per assurgere al rango di prova, è soggetto a una rigorosissima selezione. Nel processo mediatico persino uno sguardo, un sorriso o, peggio, le caratteristiche somatiche e la simpatia che la persona imputata è in grado di suscitare o meno nel “giudice – spettatore”, assumono una rilevanza esiziale nell’idea collettiva.
E poi è inutile nascondere che l’impianto accusatorio dei P.M. incontri spesso più attenzione da parte dei media; ciò per molteplici ragioni. Ne sintetizzo soltanto due. Innanzitutto perché durante la fase delle indagini preliminari, ovvero quando si focalizza maggiormente l’interesse dell’informazione giornalistica, la difesa ha un ruolo meno incisivo. Per utilizzare il gergo calcistico, noi Avvocati, in quel segmento procedimentale, non tocchiamo palla, o quasi. In secondo luogo perché, a mio avviso, esiste un vulnus culturale, in parte connaturato all’essere umano ma, per altro verso, fortemente fomentato negli anni da certo diffuso retropensiero giustizialista, per cui tra due prospettazioni opposte, si preferisce credere a quella colpevolista.
Quanto dipende da una rivoluzione culturale e quanto da regole che dovrebbero essere diverse?
Sono l’una reciprocamente causa ed effetto dell’altra. L’orientamento culturale e l’aspetto emozionale dei cittadini condiziona, spesso in maniera eccessiva, le scelte politiche. Queste ultime, a loro volta, condizionano e sobillano l’opinione pubblica.
Per questo motivo Nova Juris, l’Associazione che presiedo, ritiene emblematici casi come quelli di Raffaele Sollecito e tutti noi abbiamo sostenuto anche la sua partecipazione a Casa Sanremo: per aiutarci a contribuire, per quanto di nostra competenza, a stimolare una rivoluzione culturale. Nel sentimento comune, alcuni principi e valori fondamentali, sanciti dalla Costituzione Repubblicana, vengono percepiti come tecnicismi sterili, avulsi dalla realtà del cittadino. Noi Avvocati veniamo talvolta additati come cinici opportunisti e come burocrati. Invece ripercorrere casi concreti, come la vicenda di Raffaele Sollecito e tante altre storie assurte agli “onori della cronaca”, può essere uno strumento importante per ricondurre, nell’ idea comune, la battaglia per la Giustizia giusta in una dimensione umana, reale. Perché, come per le malattie, nessuno può e deve sentirsi estraneo e immune dai meccanismi della Giustizia, dai suoi aspetti patologici e dal pregiudizio. Quell’indice che tanto facilmente puntiamo contro il prossimo, un giorno potrebbero essere gli altri a puntarlo contro di noi
Nel suo discorso di insediamento il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha auspicato una vera riforma della giustizia. Parole importanti?
Le parole del Presidente Mattarella sono certamente importanti e, direi, auspicate da tutti coloro che credono nella inviolabilità dei diritti fondamentali. Bisognerà capire se il monito, autorevolissimo, del Capo dello Stato incontrerà il doveroso riscontro