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15 Novembre 2024

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M5S: Di Maio lascia comitato di garanzia. Primo passo verso l’addio?

Di Felice Massimo De Falco

L’annuncio è arrivato con una lettera inviata al presidente del Movimento Giuseppe Conte e al garante Beppe Grillo.

“Ho preso questa decisione perché voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte. Voglio dare il mio contributo sui contenuti, voglio continuare a fare in modo che si generi un dibattito positivo e franco all’interno della nostra comunità. Un confronto che ci permetta davvero di rilanciare il nuovo corso del Movimento 5 Stelle.
Se rimaniamo uniti, con le idee di tutti, torneremo a essere determinanti. Grazie a tutti per l’affetto e viva il Movimento”.
Lo scrive Luigi Di Maio nella lettera con cui annuncia la decisione “di dimettersi da presidente e membro del Comitato di Garanzia del MoVimento 5 Stelle”. 

”Penso che all’interno di una forza politica sia fondamentale dialogare, confrontarsi e ascoltare tutte le voci. Tutte le anime, anche chi la pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee”. Lo scrive Luigi Di Maio nella lettera a Grillo e a Conte. “Continuo a pensare che sia fondamentale confrontarsi dentro il Movimento, perché il Movimento è casa nostra, ed è fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle. Io sarò tra le voci che sono pronte a sostenere il nuovo corso, mantenendo la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa andrebbe migliorato”.

“Il giusto e dovuto passo indietro di Luigi Di Maio rispetto al suo ruolo nel Comitato di garanzia costituisce un elemento di chiarimento necessario nella vita del MoVimento rispetto alle gravi difficoltà a cui ha esposto la nostra comunità, che merita un momento di spiegazione in totale trasparenza”. E’ quanto viene spiegato in una nota del M5s. 

“Il confronto delle idee e la pluralità delle opinioni non è mai stata in discussione. Questo però non significherà mai permettere che i nostri impegni con gli iscritti e con i cittadini siano compromessi da percorsi divisivi e personali, da tattiche di logoramento che minano l’unità e la medesima forza politica del MoVimento. Adesso è il momento di concentrarsi su progetti e programmi, come ci viene suggerito proprio oggi da Beppe Grillo con una riflessione ispirata alle Lezioni americane di Italo Calvino”. 

”Questa nostra rivoluzione democratica è oggi chiamata a passare dai suoi ardori giovanili alla sua maturità, senza rinnegare le sue radici ma individuando percorsi più strutturati per realizzarne il disegno. La nostra visione del mondo è sempre la stessa: vogliamo costruire un futuro più sostenibile, equo, partecipato, accessibile e digitale. Cinque stelle polari che ricordano le cinque parole chiave delle proposte di Italo Calvino per il nuovo millennio, e che vorremmo oggi realizzare con indicazioni concrete e strutturate”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog.

Fra le Cinque stelle polari “che vorremmo oggi realizzare con indicazioni concrete e strutturate” c’è l’obiettivo di “estendere la partecipazione dei cittadini alle decisioni e alla crescita della società civile”, scrive Grillo. Nell’elenco delle proposte inserisce: “Estensione dei referendum consultivi, per esempio come avviene in Svizzera da decenni. Rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione. Coinvolgimento dei percettori di ammortizzatori sociali in attività di utilità sociale”.

La sensazione é che quanto accaduto durante le votazioni quirinalizie sia stata una miccia accesa per far esplodere una decisione calcolata a priori. Di Maio non crede più nella valenza dei 5 stelle, né riconosce l’autorità di Conte. Mette in dubbio i mantra del Movimento di Grillo, colui che lo ha reso personaggio celebre. Resta da capire quanta valga per lui questa scissione. Al di fuori del Movimento può contare su una sparuta pattuglia di parlamentari. Meglio un “un posto sicuro” altrove forse.

Di Maio si muove con la diplomazia del democristiano. Dice e non dice.
A questo punto nessuno può escludere che dietro l’angolo incomba la decisione sul terzo mandato, l’ultimo baluardo di un consorzio risucchiato dalle contraddizioni. Se il M5S mantiene la linea del no al terzo mandato, per Di Maio sarebbe finita. Allora trattasi di serio scossone interno o di una spicciola scelta autoconservativa? Intanto così facendo si divincola dallo Statuto e dunque dalla regola del terzo mandato. Si mette in proprio? Non ne ha la forza. Si mette sul mercato?

C’é un Pd pronto ad accoglierlo e al diavolo le regole auree del Movimento che lo hanno uomo! Ma poi si aprirà un rebus: finisce l’alleanza Pd/5 stelle. D’altronde Conte si é rivelato un alleato inaffidabile sul Quirinale

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