Di Felice Massimo De Falco
Si é parlato a lungo, nel corso delle elezioni del Capo dello Stato, di un centrodestra sfarinato, confuso, disunito, con una “punta di diamante”, Matteo Salvini, che non ne ha azzeccata una. In ultimo, ha rivivacizzato l’alleanza giallo-verde proponendo un candidato comune con Conte: Elisabetta Belloni.
Un nome, non curante dei propositi di Letta, che é tramontato ancor prima di votare. Se é vero che la gestione del centrodestra é stata fallimentare, di meglio non può dire il centrosinistra, almeno per quanto riguarda l’affidabilità dell’asse Conte-Letta, rimesso in discussione proprio in quei giorni.
Non lo so come sarebbe andata a finire senza lo strappo lastminute di Di Maio che ha virato su Mattarella col Pd. Al di là delle moine interne e delle mine giudiziarie che riguardano Conte, oggi Letta deve domandarsi se accanto a se ha un alleato credibile con cui costruire un’area ampia “progressista” o una consorteria inadeguata e inaffidabile.
La sensazione é che il segretario dem non guardi più di buon occhio i 5 stelle. Le elezioni quirinalizie hanno tirato fuori da entrambi gli schieramenti l’idea che da soli si possa guidare un Paese. Il centrodestra saprà alla meno peggio ritrovare un’intesa, seppure da comitato elettorale. A sinistra non lo so quanto possa aver lasciato traccia l’inadeguatezza di Conte.
Pur se abbiamo un sistema elettorale ipermaggioritario, il panorama partitico che ci si propina necessita di un proporzionale. Con Draghi poi, che probabilmente farà un altro mandato, lo “stare tutti assieme” potrebbe diventare un rito. Non esulti Letta per Mattarella, nascondendo sotto il tappeto una questione enorme: il Laboratorio non c’é più.
Se a destra piangono, a sinistra non ridono.