di Anna Adamo
Delle violenze subite da alcune studentesse di una scuola di Castrolibero, in Calabria, si parla ormai da giorni. Tutto ruota intorno alla violenza, un po’ come se quest’ultima fosse l’unico problema. Ma la verità è un’altra.
La verità è che la violenza è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quella goccia che oggi ci permette di accendere i riflettori sulla scuola italiana, laddove non sempre è tutt’ oro quello che luccica.
Seppur scomoda, questa è una verità che deve essere detta. Deve essere detta, per evitare che episodi del genere si verifichino ancora. Deve essere detta per far si che la guardia su fenomeni come la violenza si mantenga alta ogni giorno, in ogni luogo e non solo il 25 novembre nel corso delle manifestazioni ad hoc. Ovviamente, non è corretto fare di tutta un’erba un fascio, ci seno sempre le dovute eccezioni,ma non si può negare che quella italiana, purtroppo, sia una scuola che di pecche ne ha tante.
Il nozionismo, a tratti impeccabile che si cerca di impartire agli studenti, per quanto importante sia, non basta. Non è l’unica cosa di cui questi ultimi hanno bisogno, soprattutto in un periodo come quello che da due anni a questa parte stiamo vivendo, in cui ogni certezza sembra aver lasciato il posto all’ incertezza più assoluta.
La scuola ha il diritto ed il dovere di guidarli, gli studenti. Di conferire loro gli strumenti per affrontare questa vita che in termini di difficoltà non risparmia mai nessuno.
Ha il dovere di proteggerli, di far si che si sentano al sicuro, come fossero a casa, o forse anche di più.
Di violenza, soprusi, abusi, a scuola se ne dovrebbe parlare solo per far comprendere ai ragazzi che atti del genere non si commettono e non, perché qualche insegnante tutto questo lo ha commesso a danno di alcune studentesse.Se ciò accade, è doveroso porsi qualche domanda.
Dove è finita la sicurezza di cui tanto si parla? É questa la scuola che vogliamo per i nostri ragazzi? Una scuola che riduce tutto ai libri e al nozionismo, può ancora definirsi scuola? E le famiglie? Chi pensa a queste ultime e al fatto che siano state private di una delle poche certezze che si hanno, ovvero quella di mandare i propri figli in un luogo sicuro, quale la scuola dovrebbe essere?
Perché, si, al posto di quelle ragazze ci sarebbe potuto essere ognuno di noi.
Al posto delle loro famiglie ci sarebbe potuta essere la nostra.
Come avremmo reagito se tutto questo fosse capitato a noi o ad un nostro caro?
Non ce lo si può non chiedere.
E soprattutto, non si può non sperare che si trovi quanto prima una soluzione, capace di evitarli, episodi del genere. Occorre ripartire proprio da qui. Dall’ orrore che ha visto protagoniste queste studentesse, per cominciare ad interrogarsi sulla scuola.
Per capire che non si può nascondere tutto dietro il nozionismo. É necessario un ripristino dei ruoli che la scuola è chiamata a svolgere nei confronti dei ragazzi.
É necessario che il personale scolastico sia controllato. É necessario che la scuola ritorni ad essere un posto sicuro.
Un posto in cui educazione e formazione ritornino ad essere protagoniste e non lascino spazio a violenze ed angherie di vario tipo. Ebbene si, tutto questo è necessario, perché non possiamo più permettere che i nostri ragazzi paghino con la propria vita le mancanze di chi di loro dovrebbe occuparsene e prendere cura dal punto umano, sociale e culturale.