Si sono incartati da soli quelli del Movimento. E l’intervista di Vito Crimi lo conferma. La riflessione con Repubblica conferma anche che l’influenza del comico di Genova è ancora molto forte perché il ragionamento della difesa nasconde tratti da avanspettacolo.
“Neanche mi ricordo di tutti i regolamenti che abbiamo approvato nel M5S, ne facevamo tanti…”. Ha detto, in un’intervista al quotidiano Repubblica, l’ex viceministro dell’Interno e capo politico ad interim del Movimento Cinque Stelle. “Quel regolamento era noto a tanti attivisti” racconta Crimi. Conte lo conosceva? “No, non glielo avevo detto. Era una prassi talmente consolidata, che lo davamo tutti un po’ per scontato. Mi sono dimenticato di farlo presente a Giuseppe, mi sembrava superfluo”.
Ai magistrati però la “prassi” non è bastata. Serve una carta ed ora Conte, chiedendo la revoca della sospensione, ha allegato il regolamento del 2018. “Si è scatenata una caccia alle streghe su questo documento, mi pare tanto rumore per nulla”. Ma è il documento chiave, a cui si aggrappa Conte per tornare leader e qui la capriola migliore.
“Sono rimasto basito quando ho visto l’ordinanza. A quel punto ho detto a Giuseppe: ora mi metto a cercarlo, ho fatto il ripristino del backup, ho dovuto richiamare il mio ex segretario che lavorava con me quando ero sottosegretario all’Editoria, all’epoca dei fatti. Mi sono messo a spulciare migliaia di mail. L’indirizzo del comitato di garanzia era aperto a tutti gli iscritti, ogni giorno arrivavano lettere di ogni tipo, i reclami… Non mi ricordavo nemmeno se il regolamento fosse del 2018 o del 2019. Ho riscoperto alcuni regolamenti di cui nemmeno ricordavo l’esistenza…”.