Di Felice Massimo De Falco
Sonia Sodano è giornalista professionista, scrittrice e presentatrice di eventi, radio e tv.
E’ direttore del giornale nazionale “Cultura A Colori” e cura la direzione artistica di Radio Onda Music. Attualmente collabora per varie testate giornalistiche tra le quali il “Roma” e “Il Mediano”. E’ ospite fissa a “Rabona, il calcio è passione”, programma televisivo in onda il venerdì alle 20 su Quarto Canale e Onda Web Tv. Conduttrice di vari programmi televisivi e radiofonici come “A casa Sodano”, “Donne Nel Pallone”, “Camera con vista”.
Ha scritto diversi libri: “Memorie di un padre”, “Le forme dell’amore”, “Note di Strauss”. Ha collaborato alla stesura del libro “Interrompo dal San Paolo” con il suo racconto “O’ Professore do’ pallone”.
In passato ha lavorato per diverse emittenti tra le quali Canale 21, Tele Club Italia, Julie Italia, Club 91, Crc.
Sui social è molto seguita, soprattutto, su Instagram dove conta 88 mila followers.
Sonia si mette “a nudo” per noi
Quando hai realizzato che questa doveva essere la tua professione?
Mi sono appassionata al mondo del giornalismo quando avevo circa sedici anni. Mi è sempre piaciuto scrivere e raccontare storie, infatti, ho pubblicato vari libri sia di narrativa che di poetica, però, il mio rapporto con la “notizia” è maturato nel tempo. Dopo la carta stampata sono approdata in tv ed è qui, vivendo costantemente il “campo”, che ho capito che diventare giornalista era il mio sogno. In particolare, dopo aver sperimentato in diversi settori, ho scelto di specializzarmi in ambito sportivo che è una mia grande passione. Mi ritengo molto fortunata che sia diventato anche un lavoro.
- Il servizio più pregnante che hai realizzato qual é stato e perché?
Ce ne sono vari e di varia natura, ma restando in tema sportivo, voglio citare il mio progetto “Donne Nel Pallone” che nel corso di questi sette anni ha fatto parlare di sé per l’impegno “sociale” messo in moto. Da sempre lo scopo del format è la lotta al sessismo nel mondo del calcio, perciò, ho avuto modo di denunciare varie situazioni. Tra queste ho parlato di Annalisa Moccia, arbitro della sezione di Nola, vessata da insulti durante la diretta di una partita dove lei era presente e stava svolgendo il proprio lavoro. Parlare con Annalisa, non tanto della vicenda, quanto del suo sogno di vestire i panni da arbitro è stata una meravigliosa sensazione. Gli arbitri non possono mai intervenire e sono difficilissimi da intervistare. Avere lei è stata una grande soddisfazione sia come rivalsa del genere femminile che in ambito professionale. Annalisa ha scelto “Donne Nel Pallone”.
- C’é sessismo nel tuo contesto lavorativo?
In parte credo di aver già risposto a questa domanda, perciò sarò breve. Assolutamente sì. Per fortuna ci sono colleghi che non badano al “sesso”, ma il 99% dei casi è ancora radicato al concetto di donna seduta sullo sgabello più o meno pensante-parlante. Quindi, oltre che sul campo di calcio, come nel caso di Annalisa, la discriminazione di genere è molto accesa anche nell’ambito del giornalismo sportivo.
- Hai portato un tocco di rosa nel calcio. É la dimostrazione che non é uno sport per soli maschi?
Lo sport in generale è per tutti. Mi piace riportare un pensiero di una delle migliori calciatrici del nostro tempo, Sara Gama, che in diverse interviste ha fatto notare come sia assurdo, ancora oggi, comparare il calcio maschile a quello femminile, quando nessuno si sognerebbe di fare gli stessi commenti in altri sport in cui comunque c’è la medesima divisione. Penso alla pallavolo, al tennis e altro.
- Quali pregiudizi devi affrontare nel tuo lavoro?
Moltissimi. Uno di questi è che minigonna uguale “cervello di gallina” o che essendo donna non ne capisci niente di tattica e parli per sentito dire. Se sbagli qualche cosa per distrazione non ti viene perdonato niente, anzi. Se è un uomo a dire una castroneria, la gente ride e ci passa sopra o nel peggiore dei casi fa finta di niente. Se è una donna non la si invita più a parlare.
- Ti senti rappresentata da questa classe politica?
Non parlo di politica per una scelta personale, però, mi piacerebbe molto se chi ci rappresenta potesse pensare un po’ di più a tematiche legate all’occupazione giovanile e a una riforma scolastica adatta a valorizzare la meritocrazia con concreti sbocchi nel mondo del lavoro. Così si eviterebbero i problemi legati alla cosidetta “fuga dei cervelli”.
- Qual é il tuo punto di forza e la tua debolezza?
Credo di essere una persona molto determinata nel voler imparare sempre nuove cose, non mi stanco mai della conoscenza, anzi. Credo di essere stata debole in passato nel mio dare possibilità a persone e cose che non meritavano. Ovviamente, come tutti ho una marea di difetti, ma mi piace sempre dire che ogni difetto mi rende unica nel mio genere.
- A cosa hai rinunciato per essere quella che sei?
Rinunciato forse è una parola grossa, ho fatto delle scelte che qualche volta si sono rivelate giuste e hanno portato al raggiungimento di alcuni obiettivi per me molto importanti, altre invece non si sono rivelate altrettando propositive, ma non ho rimpianti, perché oggi mi sento bene con me stessa. Quindi, anche laddove non sono riuscita ho imparato qualcosa senza mai tradire la visione che ho di me stessa. Forse risulterò presuntuosa, ma credimi mi è costato molto sacrificio.
- Cos’é la femminilità?
Credo sia prima di tutto l’eleganza di affrontare il mondo consapevoli di dover lottare sempre un po’ più degli altri, ma con una forza speciale che solo una donna conosce, quella che ci aiuta a non scoraggiarci.
- Cos’é la chimica cerebrale?
La chimica è una scienza complicata e quella cerebrale probabilmente lo è ancora di più, però, credo fortemente che possa essere determinante in moltissimi fattori della nostra vita. Sicuramente nel privato e nell’amore, ma anche nel lavoro e, in generale, nel rapporto con gli altri. Quando si è in armonia con se stessi, c’è una luce che emaniamo e che attrae l’attenzione di chi ci guarda portando a qualcosa di meraviglioso, in ogni caso un’esperienza nuova che ci insegnerà qualcosa. Vorrei perciò che alcune donne curassero il proprio aspetto un po’ meno e dessero al loro cervello una possibilità in più di emergere e attrarre attraverso una bella, bellissima chimica cerebrale, il prossimo che le guarda.