di Anna Adamo
Che un professore possa essere aggredito da un gruppo di genitori per aver richiamato all’ordine la classe, sembra una di quelle cose che si vedono solo nei film.
Invece, non è altro che la realtà. Una realtà, dai tratti paradossali, che ha visto protagonista il prof. Morabito, supplente presso una scuola media di Casavatore, aggredito dai genitori per aver sgridato la classe.
“Credo che la rovina dei figli siano i genitori” ha scritto in un post su Facebook, ancora in preda all’incredulità. Una vicenda assurda, che fa riflettere.
Non è facile capacitarsi di come si possa prendere di mira una persona per aver semplicemente svolto il proprio lavoro.
Così, come non è facile capacitarsi del fatto che, a compiere un gesto così ignobile siano stati degli adulti, dei genitori responsabili dell’ educazione dei nostri ragazzi. E non si può non chiedersi in che mondo viviamo.
Dove andremo a finire? Cosa lasciamo alle generazioni future? É questa la società in cui vogliamo che crescano? No. Non è possibile che questo sia quello che vogliamo.
Non è possibile che quanto accaduto in questi anni di pandemia non ci abbia insegnato nulla e non abbia fatto altro che renderci ancor più irrispettosi e intolleranti nei confronti degli altri.
E pensare che solo qualche tempo fa il rispetto era uno dei punti cardine dell’esistenza di ciascuno di noi! A scuola ancora più che in altri contesti.
Alunni lo siamo stati tutti e, inutile negarlo, tante sono state le volte in cui i rimproveri degli insegnanti si sono rivelati difficili da buttare giù, ma è altrettanto vero che, pur volendo, mai ci saremmo permessi di dissentire fino a permettere che un docente a causa di un rimprovero venisse aggredito.
Non si dica che erano altri tempi, che tutto sia ormai cambiato o che il professore se la sia addirittura cercata, perché non è affatto così. Davanti ad avvenimenti del genere non vi sono giustificazioni che tengano.
Ebbene si, la verità è che nessuno si è cercato nulla e i tempi non sono cambiati.
E nel caso in cui fosse vero che i tempi sono cambiati, probabilmente è il caso di rivedere il tutto, perché questo non è di certo il modo migliore per attuare un cambiamento.
Ciò che più di ogni altra cosa lascia sgomenti, non è tanto la violenza di cui il professore è stato protagonista, quanto il motivo che ha spinto quei genitori ad agire in quel modo.
Privare una persona della libertà di svolgere il proprio lavoro in maniera opportuna, è qualcosa di davvero inaccettabile.
No, questo non vuol dire che non bisogna dire la propria, dissentire o far sentire la propria voce.
Anzi, ben vengano i confronti, le discussioni e le contestazioni. Ben venga la libertà di parola. Ma, a patto che la nostra libertà di esprimerle, certe opinioni, non intralci o dia una visione diversa, a tratti distorta, dell’operato altrui.
A patto che prima di agire si rifletta, si dia peso a ciò che si fa o si dice e si faccia in modo che buon senso e rispetto non manchino mai.