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18 Novembre 2024

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Casavatore, il professore picchiato: “Tornerei ad insegnare lì”

Di Felice Massimo De Falco

Lo hanno bussato fino a casa, 5 di loro lo hanno aspettato giù e preso a botte, dopo un rimprovero che il docente della scuola De Curtiiis di Casavatore aveva fatto un forte rimprovero alla sua classe che era indisciplinata. “La colpa é dei genitori che non sanno educare” dice. Ma Morabito non si arrende: “Se mi chiamano, ci torno volentieri”
Lo abbiamo intervistato, ecco le sue parole.

Professore, come sono andati i fatti?

“La mattina ho rimproverato l’intera classe per il suo modo indisciplinato di comportarsi, li ho richiamati all’ordine scrivendo una nota di classe: chi si alzava, chi mangiava fuori orario, chi usciva dalla classe senza permesso, chi si sedeva sul davanzale della finestra. É arrivata in mio aiuto anche la vicepreside che con fermezza ha sgridato gli alunni, ma prima che venisse avevo anche detto loro che questo loro comportamento grave poteva influire sull’andamento scolastico, potevano essere abbassato i voti, potevano essere sospesi, bocciati o separati dai loro compagni. Poi, dopo la mia giornata di lezioni, torno a casa e il pomeriggio succede la tragedia”.

Cosa é successo?

“Alle ore 15.50 circa ricevo una citofonata dicendo: “Signora siamo amici di Enrico, é in casa?” Mia mamma ingenuamente risponde si. Mi dice che mi aspettavano degli amici giù, io scendo pensando di trovare i miei alunni. Nella guardiola il portiere non c’era nonostante fosse il suo orario di lavoro, il portone era aperto, esco, c’erano 5 persone, uno di loro mi chiede: “Ma tu sei Enrico?”. Rispondi si e di rimando: “Allora sei tu il professore della scuola De Curtiis?”. Allora mi vengono addosso, mi aggrediscono, mi sbattono con la testa contro l’entrata del palazzo che si sporca del mio sangue. Dopodiché si allontanano dicendo “domani non andare a scuola e non denunciare perché a noi non frega un cazzo”.

Ha avuto qualche dissidio in particolare con qualcuno?

“Aggiungo che il mio ruolo di supplente in quella scuola era finito, avrei avuto la possibilità di altre due ore, avrei dovuto rifirmare il contratto. Non ho avuto alcun dissidio con nessuno di loro, anzi nei giorni precedenti avevo loro assegnato un compito, una ricerca sulle leggende napoletane: hanno svolto il compito ed hanno ottenuto ottimi voti”.

Il docente ormai é una figura sociale eclissata?

“Si, é finito il rispetto per il docente, dicevano i latini non si impara per la scuola ma per la vita o la scuola é maestra di vita, ma tutto questo può avvenire solo se le famiglie ci aiutano. La scuola é tutta dalla mia parte, ho sentito il preside che ha mostrato solidarietà nei miei riguardi e si é detto dispiaciuto perché proprio quella scuola organizza tante manifestazioni sulla legalità; subire quest’atto di violenza all’interno del contesto scolastico per loro é stato un doppio colpo basso”.

Quali azioni ha intrapreso?

“Ho denunciato i fatti ai carabinieri che hanno mostrato subito sensibilità nei miei riguardi e stanno facendo le indagini. Ringrazio vivamente il luogotenente Antonio Tommasicchio che mi ha detto di non mollare perché le forze dell’ordine sono dalla mia parte e in qualunque momento posso contare su di loro. Questo per me é di grande aiuto psicologico, ma anche le istituzioni locali sono dalla mia parte”.

Perché si arriva a questi gesti gravi?

“Per me la colpa é dei genitori: qualunque fosse stato il racconto, anche inventato, di questi ragazzi, bisognava agire per vie legali. Niente giustifica la violenza. Quando ho sentito il preside venerdì, mi ha riferito che qualche mamma si era lamentata del mio linguaggio volgare, ma mai nessuno ha colto questo nelle altre parti dove ho lavorato. I genitori non sanno educare al rispetto, alle regole e all’amore. Chiaramente io non parlo solo di quella classe, probabilmente il 95 per cento dei genitori di quella classe sono persone perbene, ma purtroppo c’è sempre qualcuno che é marcio dentro e che ha già condannato il proprio figlio ad avere un buon futuro”.

Tornereste in quella scuola?

“Se mi chiamano per altre supplenze tormenterei volentieri lì.”

Secondo lei, come deve essere il rapporto docente-alunno?

“Deve essere straordinario, un rapporto di fiducia, umano, volto al rispetto reciproco, dove si guarda negli occhi lo studente e gli si dice che la cultura é la sua più grande arma a disposizione nella vita. I docenti realizzano un ponte che gli alunni dovranno poi attraversare. Il ruolo del docente é un ruolo di educatore, quasi paterno, a volte usando anche mezzi forti, ma facendo capire che anche attraverso il rimprovero il docente vuole sempre loro bene. É quello che vorrei dire ai miei alunni, nonostante abbiano inventato cose contro di me.”

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