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15 Novembre 2024

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Mani Pulite e la distorsione a cui rimediare 

di Marcello D’Aiuto (Avvocato)

Sono trascorsi trent’anni dall’arresto di Mario Chiesa e dall’inizio di Mani Pulite. 

Come per ogni fenomeno umano complesso, è difficile esprimere un’opinione definitiva sulle conseguenze politiche e sociali dell’inchiesta.

Si deve ragionare, invece, su cosa Mani Pulite rappresenti nella storia giuridica e giudiziaria italiana.

I tratti distintivi dell’inchiesta erano l’uso massiccio della custodia cautelare e la spettacolarizzazione del processo.

La prima, utilizzata per ottenere dagli indagati confessioni o, comunque, informazioni utili. 

La seconda era il modo per attribuire legittimità popolare ad un gruppo di magistrati che, in quel momento, stava stravolgendo l’equilibrio politico del Paese.

Il nome attribuito all’inchiesta, Mani Pulite evocava un’azione moralizzatrice che non poteva non raccogliere un consenso ampissimo nell’opinione pubblica. 

Ad essere sacrificati erano i diritti degli indagati, schiacciati dall’interesse collettivo allarepressione dei reati ed alla punizione dei colpevoli.

La Verità era il fine e per giungere ad essa ogni mezzo diventava lecito.

Ma la giustizia vuole che l’imputato sia processato, difeso e giudicato e che tutte le altre questioni, anche se più importanti, siano lasciate da parte (H. Arendt, La banalità del male).

Il processo penale, d’altronde, è l’insieme di regole che assicura al soggetto di difendersi, in condizione di parità rispetto all’accusatore pubblico. Regole che sono il fine stesso del processo e che devono essere salvaguardate, esse si, ad ogni costo.

Come in un dramma, il protagonista è l’imputato non le vittime e ancor meno conta il proscenio. 

Esattamente il contrario del processo qualemeccanismo repressivo, in cui il soggetto coinvolto deve essere punito e, ancora prima,offerto all’opinione pubblica come monito.

Mani Pulite ha rappresentato, in questo senso, un’inversione dei canoni a cui non si è ancora posto rimedio.

Rimane l’idea che il processo penale possa essere lo strumento di moralizzazione della società; rimane la diffidenza nei confronti dell’indagato, trattato come un colpevole in attesa di giudizio; rimane, soprattutto, la tentazione di certa magistratura a cercare legittimazione fuori dalle aule di tribunale. 

A distanza di trent’anni è necessario liberarsi dell’eredità di Mani Pulite e restituire centralitàall’imputato ed ai suoi diritti.

Un percorso reso difficoltoso da anni di faide politiche, colpevolmente combattute nelle aule di Tribunali ma necessario per ridare credibilità alle istituzioni del nostro Paese.

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