di Anna Adamo
Non è mai giusto fare di tutta un’erba un fascio. Anche quando di giusto sembra non esserci nulla. Quando tutti sembrano uguali.
Perché, la verità è che nessuno è mai uguale ad un altro. L’eccezione che conferma la regola c’è sempre.
C’è anche tra quei Russi che l’Ucraina l’hanno presa di mira, tra quelli che stanno facendo di missili ed esplosivo il centro della propria esistenza e cercano nella sofferenza altrui la propria felicità. Si, tra loro c’è chi soffre per quello che sta accadendo.
C’è chi sa che quello che sta accadendo all’ Ucraina è tremendamente ingiusto.
C’è chi preferirebbe morire piuttosto che vedere il proprio paese dichiarare guerra ad un altro. C’é chi nonostante tutto prova a fare una le cose più difficili che si possano fare in momenti come questi: chiedere scusa.
Chiedere scusa per colpe non proprie.
Perché, sa che al posto di quegli ucraini ci sarebbe potuto essere ognuno di loro e sa che la guerra non è mai una soluzione.
Ed è vero che probabilmente tra tanti che invocano la guerra, chi predica la pace fa fatica ad emergere, ma è altrettanto vero che è in occasioni come queste che si evince la nostra capacità di imparare da quello che ci accade, di andare oltre quello che vediamo, di far emergere la parte più scomoda di ogni situazione.
Quella che sicuramente non ci farà avere approvazione da parte degli altri, ci renderà controcorrente, ma ci farà scoprire la vera essenza delle cose. Quella di cui abbiamo bisogno, per capire che non tutto è sbagliato, così come non è tutto giusto.
Che ci occorre per capire che il bene c’è in ogni occasione, soprattutto laddove sembra che non ce ne sia neanche un po’.
E tocca a noi trovarlo. Tocca a noi far si che prenda il sopravvento sul male.
Anche sui mali più grandi, come ad esempio quelli determinati da una guerra.
Tocca a noi non perdere mai la speranza.
Perché , alla fine, la speranza è l’ultima a morire e chi ci crede vince.
