di Anna Adamo
Yarina Pylyukh ha origini ucraine, ma vive in Italia dal 2001. Attualmente risiede a Salerno, il suo pensiero, però, è in questi giorni più che mai rivolto all’ Ucraina,alla sua famiglia e a quella che definisce “la sua gente”. Quella gente che oggi è in preda alla disperazione più assoluta e tenta di scappare altrove, di salvarsi, o salvare almeno uno dei propri cari.
Perché, nonostante non sia giusto, in una famiglia mettere in salvo almeno una sola persona é sempre meglio del non salvare nessuno.
“É proprio questa la filosofia di vita delle famiglie ucraine in preda alla disperazione”dice Yarina.
“La situazione purtroppo è disastrosa.
Manca il cibo, manca l’ acqua, manca tutto”.
Quello di Yarina è un appello forte e chiaro.
É l’appello di una donna che nonostante viva altrove, il suo paese di origine non lo ha mai abbandonato e non ha intenzione di farlo, soprattutto adesso.
“Mi considerano un punto di riferimento. Io se posso essere d’aiuto ci sono, ma da sola non riesco a fare chissà cosa. Ho provato a mandare diverse mail, a relazionarmi con chi gli aiuti potrebbe fornirli più di me, ma non ho ricevuto risposta. Ciononostante non mi arrendo, domani mattina saremo a Napoli, davanti al Consolato e domani pomeriggio a Salerno, davanti al palazzo della Provincia.Ben vengano le manifestazioni, ben venga tutto ciò che può far capire si è dalla parte dell’Ucraina, ma non basta. Occorrono aiuti concreti. Delle parole che il vento porta via, aggravate dal peso della disinformazione, non sappiamo cosa farcene”.
Dolore, rabbia, impotenza fungono da protagonisti. E ancora una volta non si può fare altro che chiedersi il perché.
Non si può fare altro che chiedersi come siamo arrivati fino a qui.
Come abbiamo potuto permettere che il male prendesse il sopravvento sul bene e portasse alla morte di così tante persone.
“Muoiono tantissime persone, molte delle quali sono bambini, anziani, malati. E soprattutto, sono innocenti. Sono persone che non hanno alcuna colpa. Tutto questo è inammissibile, così come è inammissibile che una famiglia debba scegliere chi mettere in salvo e chi lasciare in preda ai bombardamenti. Sono stata contattata dalla redazione del programma televisivo “Le Iene”, prosegue Yarina.
“Mi conoscono, per questioni relative all’affido di mio nipote Marco,che vive con me da ormai sei anni e si sono offerti di portare in Italia la mia famiglia. Ho detto loro di no, non perché rifiuti gli aiuti, anzi, apprezzo ciò che molti, soprattutto la stampa, stanno facendo per noi ucraini, ma la mia famiglia sta bene ed è giusto dare precedenza a chi ne ha più bisogno.”
Quelle di Yarina sono parole di altruismo, di chi mette il benessere degli altri anche prima del proprio. Il suo è un racconto di chi ben sa come stanno le cose.
Di chi sa che la realtà è ben più dura di quel che si dice in queste ore.
Perché, la guerra non è costituita solo dai bombardamenti, dalle strategie militari, dai missili. La guerra è molto di più.
É la gente che muore di fame, che vive nei seminterrati e non riesce a curarsi.
É di loro che bisogna occuparsi. É di loro che bisogna parlare. É per loro che bisogna combattere ed evitare che perdano la vita a causa di persone senza scrupoli che vedono la guerra come la soluzione a tutto.