di Anna Adamo
Ben venga il Colosseo illuminato dai colori della bandiera dell’Ucraina. Ben vengano le manifestazioni in cui si invoca la pace, ben vengano le proteste, i post sui social e tutto ciò che può far capire di essere dalla parte di quest’ultima.
Ben venga tutto ciò che si ritiene opportuno fare per fermarlo, questo spargimento di sangue che non ha giustificazione alcuna.
Ma, ricordiamo che non basta.
Si, non bastano le parole, quelle fine a sé stesse, quelle che occorre un alito di vento per far si finiscano nel dimenticatoio. Lo dicono loro che non basta. Lo dice il popolo ucraino.
Quello che è in bilico tra la vita e la morte e lotta con tutte le forze che ha per aggrapparsi all’ ultimo spiraglio di luce, con la speranza che non sia mai l’ultimo.
Con la speranza di non finire nel baratro, ma di andare oltre quest’ultimo, laddove la vita continua serenamente e dei bombardamenti, dei missili, della paura e del pianto non se ne conosce neanche una briciola. No, non si pensi che parlare di guerra ed eventuale pace sui social sia inutile, perché non lo è affatto.
Anzi, forse questa è una delle poche volte in cui i social non possiamo fare altro che ringraziarli, poiché la maggior parte delle informazioni in nostro possesso ci giungono proprio grazie a questi ultimi.
Ma, c’è un limite oltre il quale non dobbiamo permetterci di andare, ossia pensare che scrivere o parlare di certe cose sui social possa risolvere la situazione o aiutarle, quelle persone.
No, loro nonostante apprezzino la nostra vicinanza,le nostre immagini in cui i colori della bandiera sono messi in risalto, non è solo di questo che hanno bisogno.
Loro hanno bisogno di tutto ciò che si può fare mettendo il naso fuori dai social. Hanno bisogno di concretezza.
Quella che consiste nello scovare ciò che c’è oltre i bombardamenti.
Che consiste nel soccorrerle, quelle vite, fornendo loro cure adeguate.
Che consiste nel dar loro un porto sicuro, in cui poter essere lontani dalla morte.
Delle parole, delle false promesse, per quanto confortanti possano essere, non sanno cosa farsene. Non in un momento come questo in cui la morte sta prendendo il sopravvento sulla vita.
Abbiamo l’opportunità di fare la differenza, facciamola per davvero lasciando che i fatti prendano il posto delle parole scritte sui social. Mettiamo da parte grandi numeri, like, commenti e popolarità che da tutto ciò deriva e i social utilizziamoli per capire cosa sta accadendo e cosa possiamo fare per salvarlo realmente, il popolo ucraino.
É questo, il momento di anteporre il bene altrui al nostro.