Di Felice Massimo De Falco
Si chiama Giuliana Autieri ed ha 46 anni.
Laureata in Lingua e letteratura inglese all’Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi su Adrienne Rich, nel 2001, a 26 anni, inizia ad insegnare come docente di lingua inglese a tempo indeterminato.
Una curiosità: il primo istituto dove insegna è proprio quello che dove é tornata dopo circa 20 anni come Dirigente Scolastica.
La sua esperienza è stata soprattutto alla scuola secondaria di II°; ha insegnato prevalentemente in Licei e Istituti Tecnici.
La sua passione per la lingua e cultura inglese l’ ha portata spesso in Inghilterra, dove ha anche trascorso un periodo di lavoro (prima di diventare docente).
Ha sempre collaborato con i Dirigenti Scolastici delle scuole dove ha insegnato, supportandoli nell’organizzazione del servizio scolastico e dell’ampliamento dell’offerta formativa (con la partecipazione a progetti locali, nazionali ed europei e con la realizzazione di intese/convenzioni con enti/associazioni/aziende del territorio per lo svolgimento dei percorsi di PCTO).
Nel 2019, dopo aver superato il concorso per Dirigenti Scolastici, ha ottenuto l’incarico come Dirigente Scolastico, prima all’IC di Casal Velino (Salerno) e, dallo scorso anno, alla SSS I° Gobetti-De Filippo di Quarto.
É sposata dal 2008 e ha due figlie di 9 e 12 anni.
Conciliare la professione di Dirigente Scolastico con la vita personale e familiare non è molto semplice, soprattutto in questi ultimi anni di emergenza sanitaria.
Come docente é sempre stata attenta ad ogni singolo alunno, esigente ma anche accogliente; da Dirigente Scolastico dedica molto tempo (ed energie) a creare innanzitutto un clima di serenità sia tra il personale che tra gli alunni e le famiglie, dove ciascuno possa sentirsi ‘a suo agio.
Pur consapevole delle nuove e molteplici funzioni richieste oramai agli Istituti Scolastici, ha sempre pensato alla Scuola come ad una grande famiglia, dove ciascuno fornisce il proprio contributo e insieme si cerca di fornire un servizio di qualità.
Non è facile. Le giornate trascorrono nel risolvere una problematica o emergenza sempre nuova. Tuttavia, cerca sempre di trovare un’occasione (o pretesto) per entrare in una classe e parlare con i ragazzi e continuare ad avere un rapporto con loro.
La sua professione occupa al momento gran parte del suo tempo.
Nonostante ciò, cerca sempre di ritagliare dei momenti per la sua famiglia e per se stessa.
Marina Autieri si mette “a nudo” per noi
Quando ha capito che la sua dimensione era fare la docente?
Non mi sono mai posta la domanda. Ho iniziato ad insegnare, vincendo un concorso a cui mi ero iscritta solo perché convinta da una mia amica ….
Eppure, non appena ho messo piede in un’aula, mi sono sentita completamente a mio agio, desiderosa di ‘in-segnare’ (inteso proprio come segnare dentro) ciò che era stata sempre la mia passione: la lingua e cultura inglese.
Perché ha scelto l’insegnamento di una lingua come quella inglese?
Ho sempre amato le lingue straniere in quanto porta d’accesso ad altre culture ed abitudini di vita.
L’inglese, in modo particolare, mi ha sempre affascinato per la storia e la cultura che rappresenta, per la musicalità della sua pronuncia, per quei suoi modi particolari di dire cose molto semplici … fall in love per innamorarsi, ‘To – get – there’ per dire ‘insieme’ (ovvero ‘per arrivare li’ , come se per arrivare da qualche parte bisognasse essere insieme), crush per indicare prendersi una cotta, come a dire andare a sbattere contro qualcosa! Gli alunni sono sempre stati affascinati da queste ed altre espressioni simili
- L’inglese verrà sostituito dal cinese nei rapporti internazionali, specie di natura commerciale?
Non credo. L’inglese è la lingua più utilizzata già in molti settori, tra cui quello commerciale, e questa tendenza durerà anche nel futuro, a mio avviso. L’inglese, ( sebbene gli studenti non la pensino allo stesso modo) è una lingua abbastanza facile da imparare, molto più facile rispetto ad altre lingue oggi popolari (come il cinese), per cui conserverà ancora a lungo la sua funzione di ‘lingua franca’.
- Qual é lo stile degli inglesi che differisce dal nostro?
Una delle prime cose che ho imparato durante la mia formazione linguistica è che non è corretto paragonare due culture diverse. Della cultura inglese, ho sempre ammirato il grande senso civico
- Da dirigente scolastico come reputa la scuola italiana così come é normata?
La scuola italiana ha una grande e prestigiosa storia, riconosciuta anche all’estero. Dovremmo tutti esserne orgogliosi e valorizzare la grande tradizione pedagogica che la sorregge. A partire dalla politica, gli investimenti pubblici nella scuola italiana sono infatti tra i più bassi in Europa
- La pandemia ha messo a dura prova gli alunni ma anche gli studenti. Secondo lei come é stata gestita la situazione prima da Conte e poi da Draghi?
La pandemia ha messo tutto il mondo dinanzi ad una realtà completamente nuova, di fronte la quale eravamo completamente impreparati. Mai ci si era trovati a gestire una situazione del genere. Credo dunque che non sia stato facile per i due governi che si sono succeduti prendere decisioni, rivelatesi anche impopolari, avendo come obiettivo la tutela della salute pubblica.
Tuttavia, forse, in questi ultimi due anni, le disposizioni legislative inerenti la gestione dell’emergenza sono state davvero tante e diverse, creando spesso confusione e disorientamento nei cittadini.
- É necessaria una riforma della scuola?
Decisamente no! Troppe riforme sono state fatte negli ultimi due decenni circa. Gli interventi di cui la scuola ha bisogno riguardano l’ammodernamento (e la messa in sicurezza degli edifici), formazione iniziale e in itinere del personale, aumento degli organici ATA. Insomma nulla a che vedere con le riforme
- Con quali problematiche si interfaccia ogni giorno?
Purtroppo, per sua natura, la scuola si interfaccia ogni giorno con tanti utenti e tante sono le problematiche: enti locali e territoriali con poche risorse che non riescono rispondere alle esigenze delle scuole (manutenzione ordinaria e straordinaria, servizi di assistenza educativa, supporto per l’inclusione degli alunni con disabilità), famiglie sempre meno collaborative, alunni sempre più in condizioni di disagio. Insomma la società è cambiata e tutto questo si sta riflettendo in negativo sulla scuola.
- Ha seguito la protesta degli studenti sulla libertà di vestirsi come gli pare? Cosa ne pensa e come agisce nella scuola che dirige?
Sì, seguo sempre le vicende che coinvolgono le scuole.
La scuola è luogo di educazione alla cittadinanza, per cui ben venga la libertà di espressione (il vestirsi è una forma di espressione!) ma agli studenti va insegnato anche il rispetto per le istituzioni e ciò che rappresentano.
Uno studente può commettere un errore, deve commettere errori per crescere, spetta a noi adulti far capire dove ha sbagliato. Io credo molto nel dialogo,e, anche nella mia esperienza da docente, ogni qualvolta ho intrapreso un dialogo con uno studente per un comportamento sbagliato, ho sempre trovato grande senso di responsabilità. Molto di più che negli adulti.
Come immagina la scuola fra 30 anni?
Io spero che innanzitutto la scuola sia posta tra le priorità dei governi che verranno e che si torni a riconoscerle il fondamentale ruolo sociale che aveva nel passato