di Anna Adamo
Chissà cosa pensano di noi, persone nate “dalla parte giusta”, coloro i quali in queste ore cercano di lasciare l’ Ucraina. Chissà cosa pensano del nostro avere sempre qualcosa da ridire, del fatto che non ci vada mai bene nulla e di questa costante e ingiusta forma di ingratitudine che riserviamo alla vita e a tutto ciò che ci dona.
Forse ai loro occhi non siamo altro che una massa di stupidi.
E se così fosse, possiamo mica dar loro torto? Certo che no! Perché, stupidi lo siamo davvero. Lo siamo nel momento in cui crediamo di essere immuni a certi avvenimenti. Lo siamo nel momento in cui ci affrettiamo a giudicare gli altri senza prima aver indossato le loro scarpe o aver percorso il loro cammino. Lo siamo nel momento in cui ci meravigliamo di doverle accogliere, queste persone.
Come se fuggire verso “la parte giusta” del mondo non fosse una cosa naturale, per chi è figlio di un paese in guerra. Come se questa terribile sorte, non possa mai toccare anche noi, un giorno.
Ebbene si, forse il nostro più grande problema è questo: l’incapacità di indossare i panni altrui. Eppure, la disperazione del popolo ucraino l’ abbiamo vista tutti.
Così come abbiamo visto le lacrime e la sofferenza di quei bambini vittime della furia di uomini senza scrupoli.
Si, é vero. Aver visto non ci basta, sappiamo anche questo, ma facciamo fatica ad ammetterlo. Facciamo fatica ad ammettere che guardare non basti, che in realtà bisognerebbe anche ascoltare le loro emozioni, le loro paure e soprattutto le loro esigenze. É da qui che bisognerebbe partire, dall’ascolto.
Del resto, senza ascoltarle, le persone, come possiamo pretendere di capire di cosa necessitano? Pur essendo una conseguenza di una situazione che nessuno avrebbe voluto mai vivere, questa per noi è una grande opportunità. Quella che ci consente di fare la differenza, mostrando il nostro “essere umani”. Perciò, facciamola. Accogliamoli, ma soprattutto ascoltiamoli.
Rendiamoci sicuri di poter davvero dare loro ciò di cui hanno bisogno.
Dimostriamo loro che non esiste una parte del mondo giusta e una parte sbagliata, perché tutti siamo giusti e sbagliati allo stesso modo. Perché siamo tutti figli di uno stesso Dio che mai vorrebbe vedere dei popoli in guerra, o persone soffrire a causa di esseri umani che di umano non hanno proprio nulla.
Dimostriamo loro che non sono soli e che anche nei casi in cui le battaglie sembrano essere perse in partenza, la speranza è sempre l’ultima a morire.