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23 Dicembre 2024

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Riapre l’Università della Libertà, il sogno di Berlusconi

Di Felice Massimo De Falco

“Entriamo in un’era nuova. Quella del professionismo politico. Vogliamo riaccendere nei nostri futuri politici il senso di responsabilità e l’entusiasmo nel perseguire con competenza, serietà e concretezza gli ideali europeisti, atlantisti, garantisti, cattolici e liberali”.

Sotto la foto dell’ex premier Silvio Berlusconi, poche righe spiegano quali sono gli obiettivi dell’Universitas Libertatis, la scuola fondata dal Cavaliere e a cui l’ex premier ha destinato alcuni spazi di Villa Gernetto, la residenza settecentesca a Lesmo (Monza e Brianza), in posizione panoramica sulla valle del Lambro.
La villa, acquistata dalla Fininvest nel 2007, è stata ristrutturata e ora ospiterà gli studenti. Lunedì, infatti, partiranno le lezioni. Dopo anni di progetti e percorsi interrotti, l’ultimo sogno di Silvio Berlusconi diventa realtà dopo l’accordo con l’università telematica Niccolò Cusano. Il primo master attivato riguarda la formazione politica ma da aprile ne partiranno altri dieci.
“Il corso avrà due parti – spiega all’AGI la professoressa Anna Pirozzoli, direttrice dell’Università della Libertà – Una sarà telematica, l’altra in presenza. Oltre alle lezioni classiche, politici e amministratori delegati di aziende importanti porteranno le loro esperienze, dando una visione concreta”. 
Terranno ‘lectio magistralis’, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giuseppe Moles e il numero uno dell’Ente nazionale per il Microcredito Mario Baccini. “Il nostro obiettivo è formare politici che abbiano competenze perché solo sulla base di queste si possono prendere decisioni produttive” spiega Pirozzoli, che aggiunge: “I prossimi corsi saranno sulla transizione ecologica, su quella digitale e sulle relazioni internazionali”.

Mostra entusiasmo anche Stefano Bandecchi, fondatore di Unicusano e presidente della Ternana Calcio: “Realizziamo il sogno di Berlusconi? Io lo spero – dice – ma dovrebbe essere lo stesso di tutti gli italiani. In politica abbiamo bisogno di persone qualificate. Basta ricordarsi le vecchie sezioni del Pci o della Dc, erano eccezionali. Ancora adesso quando ascoltiamo politici di ottanta o novant’anni restiamo a bocca aperta per la loro preparazione”.

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