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15 Novembre 2024

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La vera domanda è: Putin può essere processato per crimini di guerra e contro l’umanità? 

di Marianna Ianniello


A fronte della problematica relativa alla guerra, che ha invaso le nostre vite da ben 18 giorni, si può affermare che la vera domanda è: Putin potrà essere processato per crimini di guerra? E se sì, ciò può accadere in Ucraina?
La Corte Costituzionale italiana si distingue per la dirompente sentenza n. 238/2014 in materia di danni derivanti da crimini di guerra e contro l’umanità, stabilendo che in tal caso, deve essere garantito il “diritto al giudice”, ossia il diritto a poter reclamare giustizia e quindi a domandare il risarcimento per i gravissimi danni inferti alle vittime.
Tuttavia, con il tema del rispetto dei diritti umani si intreccia la punizione dei crimini internazionali. E la caratteristica di queste norme punitive è che danno luogo ad una responsabilità propria delle persone fisiche che li commettono.
In particolare, i crimini sono considerati “di guerra” se commessi durante un conflitto armato e ci si riferisce ad una serie di atti specifici come la violazione grave delle Convenzioni di Ginevra sul diritto umanitario di guerra, la presa di ostaggi, gli attacchi intenzionalmente diretti contro popolazioni, ecc.
Normalmente l’individuo che commette un crimine internazionale è organo del proprio Stato poiché soltanto gli Stati sono in grado di produrre attacchi estesi o sistematici contro una popolazione civile. Ne deriva, quindi, una duplice responsabilità: dello Stato e del colpevole in quanto individuo. Al riguardo ci si chiede se il diritto internazionale contenga un principio di giurisdizione universale, nel senso che ogni Stato abbia la facoltà di procedere alla punizione ovunque e da chiunque sia stato commesso: ciò è possibile solo se esiste un collegamento con lo Stato del giudice e ciò è dato dal principio di territorialità, ossia dalla commissione del reato nel territorio dello Stato.
Ad ogni modo la giurisdizione penale spetta ai tribunali internazionali, in particolare alla Corte Penale Internazionale, il cui procuratore generale aveva già annunciato l’apertura delle indagini su Putin, ritenendo più che fondati i sospetti su crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Ucraina, confermato anche dal Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
A sostenere la CPI sono 124 su 193 rappresentanti dell’Onu. Ma è anche vero che tre dei cinque membri permanenti con diritto di veto non hanno ratificato lo Statuto di Roma (Cina, Russia e Usa). Quando, però, Kamala Harris, Vicepresidente degli Stati Uniti d’America, chiede un’indagine sui crimini di guerra dopo l’attacco russo all’ospedale di Mariupol, è evidente che non pensa alla CPI, ma ipotizza l’istituzione di un tribunale ad hoc, come accaduto in passato per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda, il cui Statuto prevedeva la priorità del Tribunale rispetto alle Corti nazionali, nel senso che queste si spogliano della loro competenza e gli Stati che detengono il presunto criminale devono consegnarlo al Tribunale.
Ci sarà un Tribunale “ad hoc” anche per l’Ucraina? Si sa che i tempi della giustizia sono molto lunghi e, pertanto, bisogna lasciar fare il suo lavoro al tempo.

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