di Valeria Torri
“Quando la violenza causa il silenzio, dobbiamo aver commesso un errore”, sono le parole potentissime di Dolores Mary Eileen O’Riordan, cantautrice e voce dei Cramberris, contenute in Zombie, non solo una canzone ma un inno alla pace. L’hanno cantata delle ragazze in Russia che manifestavano contro la guerra all’Ucraina, mentre venivano arrestate e portate via da un mezzo della polizia. Ciò che colpisce è il coraggio di sfidare chi ha deciso che la guerra è necessaria, senza paura delle conseguenze, del rischio di pagare il prezzo per l’affronto con la privazione della propria libertà. Alle volte, stare insieme, fare gruppo, può aiutare a sentirsi più forti. Altre, un cuore di leone aiuta ad esporsi da soli a costo di qualunque conseguenza, perché è impossibile tacere l’ingiustizia.
Lo ha fatto Marina Ovsyannikova, dipendente dell’emittente del telegiornale russo, Channel One, che ha esposto durante la diretta, alle spalle della conduttrice, le parole “No alla guerra. Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, vi dicono bugie qui. Russi contro la guerra”. La regia ha interrotto il fuori programma mandando in onda un altro servizio. La donna è stata poi arrestata e interrogata per 14 ore. All’uscita dal tribunale, la donna ha ringraziato per il supporto e ha detto di essere molto stanca dopo l’interminabile interrogatorio, durante il quali non le è stato permesso di contattare i suoi parenti.
In un video-messaggio, girato prima del blitz televisivo avvenuto intorno alle 21.30 del 14 marzo, la giornalista spiega le ragioni del gesto eroico. Figlia di madre Russa e padre Ucraino, dice: “I miei genitori non sono mai stati nemici. Questa collana che indosso è una richiesta di immediata fine di questa guerra fratricida. A quel punto, i nostri popoli fraterni potranno iniziare una nuova riconciliazione. Sfortunatamente, negli ultimi anni, ho lavorato a Channel One per la propaganda del Cremlino. E me ne vergogno profondamente. Mi vergogno di aver permesso che si raccontassero quelle bugie davanti allo schermo. Mi vergogno di aver permesso di zombificare il popolo russo. Siamo rimasti in silenzio nel 2014 quando tutto questo era solo l’inizio. Non abbiamo manifestato in piazza quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo guardato in silenzio a questo regime disumano. E ora il mondo intero si è rivolto contro di noi e neppure alle future 10 generazioni dei nostri discendenti basterà a ripulire la vergogna di questa guerra fratricida. Siamo il popolo russo, premuroso e intelligente. Tocca a noi fermare questa follia. Scendete nelle piazze, non abbiate paura di nulla. Non possono arrestarci tutti”.
Questa donna ha avuto il coraggio di un esercito. A lei, e a tutti coloro che stanno lottando per la giustizia, la libertà e la pace va ogni rispetto, aiuto e solidarietà. Siamo tutti uguali di fronte alla paura. Solo il gesto di reagire ci rende coraggiosi o codardi, utili o inutili. Non può più esistere un mondo che va avanti nonostante gli altri restino indietro, impantanati nell’ingiustizia.
Il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa disse una volta “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli.” Chiediamoci cosa possiamo fare, in queste ore buie, per i nostri figli e le generazioni future. Prendiamo esempio dalle Marina Ovsyannikova e da tutti coloro che si oppongono alla crudeltà della tirannia.