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19 Novembre 2024

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“Siamo stanchi della finta accoglienza che Salerno ci riserva”. La tristezza della comunità ucraina

di Anna Adamo

“Siamo stanchi della finta accoglienza che Salerno ci riserva”. L’ appello della comunità ucraina. Le parole sono armi.
E noi sappiamo utilizzarle meglio di quanto si possa immaginare. Si, diciamola la verità, una volta per tutte. Siamo stati bravi a dire che le persone provenienti dall’Ucraina avremmo dovuto accoglierle.
Lo abbiamo detto ancora prima di sapere come sarebbero andate le cose.Come se dirla, una cosa, facesse automaticamente si che si realizzi. Del resto, è così che funziona, quando si tratta di parlare tutto risulta facile. Il problema sorge nel momento in cui ci accorgiamo che parlare non basti, che le cose,oltre a dirle, bisogna farle.
Che le persone provenienti dall’ Ucraina dobbiamo accoglierle per davvero.
Che è nostro compito donare loro la dignità e la serenità di cui sono stati privati.
Ma, ecco che ci ritroviamo a non sapere cosa fare, mente loro sono lì, pronti a riporre noi tutte le speranze, a vederci come l’unica ancora di salvezza. Quell’ancora che non sanno, purtroppo, servirà solo a far fare loro i conti con l’ennesima delusione, con l’ennesima speranza persa che li farà sprofondare nella disperazione più assoluta.
Lo si evince dalle parole cariche di rabbia e frustrazione di Yarina Pylyukh, referente della comunità Ucraina di Salerno. “Non se ne può più di questa finta accoglienza. Ci sono persone arrivate da ormai quattordici giorni che non riescono a registrarsi, che non riescono a trovare un luogo in cui ricominciare a vivere serenamente”.
Quelle di Yarina sono parole di una donna che combatte, che nonostante sia riuscita a costruirsi una nuova vita in Italia da ormai vent’ anni, non ha mai abbandonato il suo paese d’origine e oggi più che mai, forte della consapevolezza di essere una donna che “ce l’ha fatta”, combatte affinché anche alle persone meno fortunate di lei venga riconosciuta la dignità che meritano. “Sono giorni caratterizzati da un continuo andare e tornare dall’ ufficio immigrazioni e dagli uffici del comune di Salerno, senza riuscire a concludere nulla. Si perde tantissimo tempo e non tutti possono permetterselo. Che senso ha parlare di accoglienza se poi non si sa dove metterle, queste persone?”
Yarina in questi giorni se l’è chiesto più volte, ma alla sua domanda non è riuscita a dare una risposta.
Forse, perché una vera risposta non c’è. Le parole mancano, ancora una volta.
E no, non mancano poiché ci si stupisce di tanta disorganizzazione, perché con la disorganizzazione facciamo a pugni da un po’, è che proprio non ci si capacita di come si possa permettere che, persone le quali portano dietro uno dei drammi più grandi che si possano vivere nella vita, siano abbandonate al proprio destino e diventino vittime di persone che non perdono occasione per far loro false promesse.
Eppure, le cose sono più semplici di quanto immaginiamo. Basterebbe pensare un po’ meno a noi stessi e mettersi nei panni degli altri, qualche volta.
Basterebbe pensare che al posto del popolo ucraino ci saremmo potuti essere noi.
Basterebbe pensare che nessuno è immune da certi avvenimenti.
Come avremmo reagito se le false promesse fossero state fatte a noi? Se l’ accoglienza l’ avessimo trovata solo nelle parole e non nei fatti?
Probabilmente, però, il nostro problema è proprio questo: l’ incapacità di saperli indossare, i panni altrui.
“Ci sono donne e bambini,nei confronti dei quali, sostiene Yarina Pylyukh, non dico dovrebbero avere più cuore, ma almeno dovrebbero ammettere di non poter fare nulla per loro ed evitare, così, che vivano condizioni di ulteriore disagio”. Ammettere la verità.
La comunità Ucraina di Salerno chiede questo e niente altro. Chiede rispetto per le donne, per i bambini.
Lo chiede per quella bambina disabile alla quale ieri è stata data dopo tantissimo tempo una sistemazione insieme alla madre, ma il resto della famiglia è stato fatto allontanare, perché non potrà vivere insieme a loro in quell’ abitazione.
Lo chiede per tutti coloro i quali sperano di trovare a Salerno l’opportunità di ricominciare a vivere dignitosamente.
E allora, smettiamola.
Mettiamole da parte,le parole e conferiamo larga espressione alle azioni concrete.
Ascoltiamo di cosa ha bisogno il popolo ucraino e diamo loro ciò che chiedono, se ne siamo capaci. Qualora ci accorgiamo di non averla questa capacità, però, ammettiamolo ed evitiamo di dar loro false speranze.
Abbiamo, per l’ennesima volta, l’opportunità di fare la differenza. Facciamola dicendo la verità. Facciamola tirando fuori il coraggio di ammettere di non poter dare loro ciò che abbiamo promesso.
Ebbene si, per quanto strano possa sembrare, a volte a fare la differenza è proprio il coraggio di ammettere di non saperli gestire, certi avvenimenti.
Così facendo, ovviamente, non riusciamo a dare al popolo ucraino ciò di cui necessita, ma possiamo evitare che sia protagonista di ulteriori sofferenze. Ricominciamo da questa consapevolezza.
Ne abbiamo il dovere, oggi più che mai.

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