“Il CALCIO è lo sport collettivo più individuale, siamo giudicati ogni tre giorni, dobbiamo essere bravi tutto il tempo, mentre abbiamo preoccupazioni come tutti gli altri, sia con i nostri compagni che con il nostro allenatore, nella vita di tutti i giorni. Inevitabilmente lo avverti nel corpo, nella testa, e puoi avere un mese, anche un anno, che non stai bene. Ma non si deve dire, in ogni caso non pubblicamente. È tutto nella testa, la mente controlla tutto e tutti i migliori atleti attraversano questi momenti, ma pochi ne parlano”. Un inedito Paul Pogba confessa il disagio mentale in una intervista a Le Figaro nella quale sottolinea l’irritualità del CALCIO come sport “individuale” dal punto di vista psicologico. “Vi faccio un esempio – dice il giocatore del Manchester United – Kylian Mbappé quando ha sbagliato il suo rigore contro la Svizzera. Nessuno ha pensato a lui dopo, mentre ha ricevuto tonnellate di critiche, cose brutte dette su di lui. Se non sei mentalmente corazzato, sei morto, in questo sport. Queste prove ti forgiano, ma non devi lasciarti andare”. Pogba racconta di aver provato sulla sua pelle la depressione: “Completamente, e più volte nella mia carriera. L’ho conosciuta, ma non ne ho mai parlato. A volte non sai di essere depresso, vuoi solo isolarti, restare da solo, questi sono segni che non ingannano. E’ iniziata quando ero con José Mourinho a Manchester. Ti fai domande, ti chiedi se hai colpe, perché non hai mai vissuto questi momenti nella tua vita.
“Mi concentro sulla mia famiglia – continua Pogba – i miei amici e il desiderio di vincere partite o fare progressi non mi abbandona, nonostante tutto. Non voglio che i momenti negativi mi facciano dimenticare tutti i miei successi, ma non è facile. E, quando non posso riuscirci da solo, parlo molto con Patrice Evra, ex giocatori che hanno vissuto questo, perché ti capiranno subito. Il mio strizzacervelli può essere il mio migliore amico, mia moglie o mio figlio. Parlare, essere ascoltati, tirar fuori tutta questa rabbia e depressione che ti sta divorando, è obbligatorio per me”. “Duadagniamo un sacco di soldi e non ci lamentiamo, davvero, ma questo non ci impedisce di attraversare momenti, come tutti gli altri in una vita, più difficili di altri. Perché si guadagnano soldi, si deve sempre essere felice? La vita non è così”.