di Luca Mazzeo
Dopo l’eliminazione del 2018 l’Italia si ritrova nuovamente fuori dal mondiale.
Comparando le due eliminazioni, senza ombra di dubbio, questa brucia maggiormente in quanto la sconfitta è maturata contro una squadra mille volte inferiore rispetto alla compagine svedese. Un mondiale senza i colori azzurri è come il mare senz’acqua ”vuoto”, poiché mancherà una fetta di calore di un popolo passionale e grintoso. Mancheranno i sorrisi dei bambini seduti sugli spalti che insieme ai loro genitori cantano incessantemente l’inno di Mameli, infine dispiacerà non poter rivivere quell’abbraccio che ha commosso il mondo tra Gianluca Vialli e il nostro CT Roberto Mancini.
Vivere un’emozione come il Mondiale per un cittadino italiano avrebbe dato vita ad un vero e proprio momento di evasione mentale del tutto indispensabile in un periodo buio come questo che ci accompagna ormai da due anni senza abbandonarci nemmeno per un istante.
In definitiva sarà una competizione sicuramente ricca di prodezze e di gol, ma le urla e voci non saranno mai come quelle italiane. Nonostante tutto l’Italia ci sarà e farà avvertire la propria presenza attraverso i colori del cielo… fra quattro anni tornerà più forte e consapevole della propria forza.
Rappresentare la propria nazione a livello calcistico vuol dire mostrare attaccamento alla maglia, sudare per raggiungere l’obiettivo, gettare il cuore oltre l’ostacolo. Tutti valori che da anni mancano nel nostro calcio malato e assetato di denaro.
L’uscita dal Mondiale non va vista solo come una sconfitta meramente sportiva, ma va letta ad ampio spettro, vale a dire valutare le conseguenze che scaturiscono da tale accaduto come: un mancato incasso che va dai 100 ai 150 milioni di euro (indispensabili sia per la costruzione di nuovi impianti e sia per il rifacimento di strutture già esistenti); una significativa perdita dei diritti tv che si aggira attorno ai 180 milioni di euro; perdita delle sponsorizzazioni ed una sostanziale inflessione sotto il profilo del merchandising (per un totale di 2,9 milioni di euro).
In ultima analisi si riscontra una netta decrescita dell’erario (-4%) che equivale ad una perdita di 268 milioni di euro. I punti su cui ripartire sono molteplici, ma quelli primari sono tre. Creare una nuova Federazione con a capo un presidente che abbia a cuore le sorti della propria nazione e non la propria immagine; improntare stage basati sulla meritocrazia: la selezione deve avvenire attraverso il criterio della meritocrazia e non con quello della celebrità. Ed ancora implementare una programmazione che preveda più incontri con le rispettive nazionali (al fine di ottenere la massima compatibilità, conoscenza tecnico- tattica e compattezza di gruppo).
L’Italia è stata privata già della libertà a causa della Pandemia, impoverita dall’aumento delle tasse ed ora, a completare il quadro, si aggiunge l’umiliazione di non poter portare il proprio grido sul tetto del mondo. Tutto questo è inaccettabile!!! Riflettiamo.