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15 Novembre 2024

Chi siamo

Giorgia Meloni è pronta. Le sta indovinando tutte. Ore nuove sfide

Si, Giorgia Meloni ha le carte in regola per essere la leader del centrodestra. Se vale la regola del ‘chi prende più voti è Capo’, sarà la candidata premier della coalizione. 

Lo merita. È stata ed è coerente, non ha governato con la sinistra e con i grillini. Ha tenuto la barra dritta al Quirinale, l’unica che non si è esercitata in capriole della logica e che non ha fatto ricorso al politichese per spiegare i tira e molla. L’unica che, nei giorni del tutto e del contrario di tutto, ha sempre avute le stesse idee. Chiara con gli elettori.

È stata ed è coerente, non ha governato con la sinistra e con i grillini. Ha tenuto la barra dritta al Quirinale

Sul ‘caro energia’, che ha colpito imprese e famiglie come mai era capitato nella storia repubblicana, è quella che più ha parlato. Con buonsenso. Lo aveva fatto in precedenza per il popolo delle partite Iva. Oggi, sulla politica estera, ha visione. Ha scelto la linea europeista, senza rinunciare alle critiche, è favorevole all’invio di armi a Kiev perché si è schierata lontana dalle ipocrisie, ha scelto la Nato, contestato Putin prima di altri a destra. 

Nei rapporti interni alla coalizione è saggia, anzi furba. Non cede alle provocazioni, che pure ci sono, di Lega e Forza Italia. Ha scuola che viene da lontano, perché è cresciuta nella militanza. 

Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, dovrà giocare le partite più delicate.

Dovrà gestire la crescita di Fratelli d’Italia, dovrà trasformare i gruppi dirigenti locali. Alcuni continuano ad immaginarsi dirigenti di una formazione del 4% e non del 20%. Il partito, senza mortificare chi ci ha sempre creduto, dovrà aprirsi ad energie anche diverse, tenere insieme rinnovamento e difesa dei volti storici. Aprirsi, per davvero, all’associazionismo, al volontariato, leggere le nuove professioni della società. 

In un partito del 20% dovranno trovare cittadinanza, insomma, sensibilità diverse. 

La Meloni, se non vorrà ripercorrere gli errori della destra che mai diventa forza di governo, dovrà costruire link, ponti, con mondi nuovi. Dovrà parlare al cattolicesimo democratico ed ai riformisti, costruire unioni sulla base di battaglie comuni. Dovrà essere il motore di un nuovo 1994, ricordare e ripercorrere (senza pregiudizi) le intuizioni che Silvio Berlusconi seppe immaginare e costruire. 

Ancorandosi ai valori della destra tradizionale bisognerà avere la capacità di parlare al cattolicesimo ed ai riformisti 

Potrà utilizzare alcune leve per farlo. La difesa della famiglia per parlare ai cattolici ed al Mondo della Chiesa, il presidenzialismo, le grandi riforme, per parlare ai riformisti. 

Per farlo non sarà necessario snaturare i valori di Fratelli d’Italia, non bisognerà commettere gli errori dei Fini di turno che volevano piacere alla sinistra. Quanto più sarà forte l’ancoraggio ai valori tradizionali della destra tanto più sarà lineare parlare, interagire, con nuove istanze. 

È la partita più difficile. Andrà preparata senza organizzare annessioni, senza cooptare classe dirigente ma promuovendo politica, sollecitando ‘incontri’.

È la partita che trasforma una leader di partito in capo di una coalizione, un segretario in candidato premier. Un partito del 4% in una forza di governo.

Il percorso è tracciato…

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